Nei mesi scorsi la Fondazione russa per lo studio dell’opinione pubblica ha condotto un sondaggio sul tema dei profughi mediorientali. Nonostante la Russia non sia tra le rotte dei disperati in arrivo dal Medio Oriente, tuttavia le notizie riprese dalla stampa internazionale, specialmente dopo l’episodio di Colonia, hanno suscitato preoccupazione mutando anche fortemente i pareri dell’opinione pubblica.
A questo si è aggiunto il caso, simile a quello tedesco ma finito con il pestaggio dei mediorientali, avvenuto a Murmansk, nell’estremo nord, località di transito dei migranti verso la Norvegia.
Tra le prime domande del sondaggio, i cui risultati sono stati pubblicati agli inizi di febbraio, figura proprio quella sull’impatto emotivo esercitato dalle notizie relative alla presenza dei profughi in Europa. Il 23 per cento dei russi intervistati esprime «indignazione» per i reati commessi dai rifugiati, fino a covare «odio» nei loro confronti; a questa cifra si aggiunge un altro 10 per cento di «impressione negativa» in generale e un 8 per cento di «comprensione» nei confronti della popolazione locale. Solo il 22 per cento degli intervistati dichiara di provare compassione verso i profughi.
Alla domanda «Lei ritiene che l’Unione Europea dovrebbe accogliere i profughi mediorientali o abbia il diritto di rifiutarsi?», le percentuali sono cambiate in pochi mesi: nel settembre 2015 per il 47 per cento degli intervistati l’Europa avrebbe dovuto accoglierli, percentuale dimezzatasi poi a gennaio (22 per cento); allo stesso tempo è cresciuto il numero di coloro secondo i quali l’Unione ha il diritto di rifiutare l’accoglienza: dal 34 per cento di settembre al 59 di gennaio.
Simili le risposte relative alla linea che dovrebbe assumere l’Unione nei confronti degli irregolari: nel settembre 2015, il 35 per cento degli intervistati russi privilegiava l’accoglienza, cifra scesa al 16 per cento a gennaio; il 42 per cento invece suggeriva il respingimento, dato salito quattro mesi dopo al 67 per cento.
Allo stesso modo, a settembre l’idea di «chiudere le frontiere» era sostenuta dal 39 per cento, mentre l’accoglienza generalizzata dal 42 per cento; quattro mesi dopo le percentuali sono passate rispettivamente al 60 e al 23.
Sempre alta (oltre il 60 per cento) la percentuale dei cittadini russi che, seguendo i media, ritengono che la presenza dei profughi influisca molto sulla vita quotidiana in Europa. Per questo tutti gli intervistati preferirebbero un’accoglienza temporanea (≥ 70 per cento) basata sulle quote di profughi da distribuire fra i paesi (> 60 per cento), anche se a gennaio si registra un picco (17 per cento) di risposte riassumibili con un «non bisogna accoglierli affatto».
Il questionario sposta poi l’attenzione dall’Unione Europea alla Federazione russa. Dal grafico si coglie la differenza tra settembre e gennaio sul tema dell’accoglienza, temporanea o permanente: dal nuovo anno il 53 per cento degli intervistati preferirebbe non accoglierli e il 40 per cento li ospiterebbe solo temporaneamente.
«Lei sarebbe favorevole all’insediamento di profughi dove risiede?». A questa domanda la maggioranza del campione si esprime contro, anche se la percentuale varia in base alla fascia d’età: si parte dal 51 per cento dei più giovani (18-30 anni) per arrivare all’80 per cento dei più anziani; al contrario le percentuali di favorevoli: rispettivamente 43 contro 15 per cento.
Dal punto di vista economico, il 58 per cento in genere ritiene che la Russia non sia in grado di sobbarcarsi l’arrivo di profughi. Allo stesso tempo, l’86 per cento degli intervistati è convinto che un arrivo in massa genererebbe in patria gli stessi problemi e conflitti di cui sente parlare in Europa.
Foto Ansa/Ap