«NON ERO PREPARATO A TUTTO QUESTO». Dopo 26 mesi di prigionia in casa, Liu Xia è stata intervistata da due giornalisti dell’Ap, che hanno fatto un blitz in casa sua mentre le guardie che stazionano giorno e notte davanti alla sua porta si erano assentate per la pausa pranzo. Nel video la donna piange e afferma: «È tutto così assurdo. Pensavo di essere una persona preparata alle emozioni per affrontare le conseguenze del premio vinto da Liu Xiaobo. Ma non immaginavo che dopo l’assegnazione, non avrei potuto lasciare casa mia. Tutto ciò è troppo assurdo. Penso che Kafka non avrebbe potuto scrivere nulla di più assurdo e incredibile di questo». La donna è segregata in casa: non può uscire, non ha telefono, non ha internet. Le è permesso uscire un giorno alla settimana per fare la spesa e vede suo marito una volta al mese in prigione.
«LIBERATE LIU XIAOBO». L’intervista è stata realizzata pochi giorno dopo l’appello di oltre 100 premi Nobel al nuovo leader comunista Xi Jinping per chiedere la liberazione dei due coniugi. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, ha però risposto che «Liu Xiaobo è stato condannato nel rispetto della legge a un termine di prigionia perché ha commesso reati contro la legge cinese. Nessun esterno può intromettersi e interferire con la sovranità giuridica cinese». Anche il premio Nobel per la letteratura 2012, il cinese Mo Yan, una volta sollecitato ha chiesto la liberazione di Liu Xiaobo anche se poi, pochi giorni fa, ha difeso il sistema di censura vigente in Cina: «Sono controlli necessari, come quelli del metal detector negli aeroporti».