La brigata dei giornali coraggiosi che proteggono il mondo dalle malefatte dell’America di Trump ha trovato oggi una nuova efficacissima arma di denuncia: la temibile carnevalata. Particolarmente azzeccata appare a questo blog, per esempio, la fotogallery del corriere.it dedicata alla sfilata di Angela Missoni, la quale ha rinunciato – pensate un po’ – a fare pubblicità ai suoi capi di abbigliamento per mettere in scena una «una passerella per sostenere i diritti umani». Capite la grandezza del gesto? Una casa di moda mette sulla testa delle sue modelle un cappellino rosa come quello delle proteste anti-Trump e improvvisamente una galleria di 22 (ventidue) foto di belle figliole tutte da cliccare by the pussy diventa «un momento per lanciare un messaggio di pace, focalizzando l’attenzione sulle rivendicazioni, i diritti delle donne e delle minoranze». No, non stiamo sfruttando un’occasione come un’altra per darci un po’ di visibilità aggratis. No, lungi da noi. «Angela Missoni a fine della sfilata esce in passerella con il microfono in mano e invita tutti i presenti a restare uniti e sostenere insieme il rispetto dei diritti umani».
Forse però, in quanto a carnevalate, più notevole ancora della sfilata di Missoni è la fotogallery di repubblica.it, dove abbiamo un Carlo Mogiani in forma smagliante che si è recato a New Orleans per assistere al celebre carnevale nel quartiere francese della città, e una volta tuffatosi «in mezzo a una folla in festa di ogni età, razza e religione» ha scoperto che nonostante la bisboccia sfrenata «l’ombra di Trump è praticamente ovunque», ma per fortuna «viene esorcizzata con maschere e cartelli». Del resto a cosa servono «maschere, musica ed eccessi» se non «per esorcizzare l’uragano Katrina e Trump»?