Buona Pasqua dal Sudafrica. Nelson Mandela è in ospedale di nuovo: anche Natale l’aveva passato ricoverato. Le sue condizioni sono sempre più gravi: il presidente della Repubblica tranquillizza che Madiba è cosciente, ma di più non si sa. E i sudafricani non sono per nulla rassicurati. Da ieri si prega anche per Tata Mandela, non è solo lavaggio di piedi, crocefissione e resurrezione di Gesù Cristo. Oggi è Good Friday e la giornata è più che per metà andata via alla funzione cristiana metodista di una delle chiese di Kayamandi, quella andata a fuoco in parte due settimane fa: dalle 10 alle 14, quattro ore di canti e preghiere e balli. Tutta in Xhosa: ho capito solo “Profeta Isaia” e “Amen” e poi l’ora a cui ci si rivede nel pomeriggio, per andare avanti tutta notte e poi così fino a lunedì.
Una chiesa piccola e strapiena, con gente anche fuori nel cortile, bambini arrampicati sui giochi e ammassati per farsi fare foto in posa e alcune donne a cucinare per il pranzo tutti assieme: pesce ovviamente e verdure tutto attorno. Il profumo si sente fin dentro nel locale delle cerimonie e non solo i bambini mantengono il posto e la postura con fatica. Ma le mantengono.
Si prega anche per Nelson Mandela e per il Sudafrica di oggi che “non è quello per cui ha lottato lui”. L’opinione ormai è diffusa e non la pensano così solo quelli che vivono lontano da una povertà che non accenna a diminuire, anzi. Ma come hanno ricostruito le baracche bruciate in cinque giorni, queste facce e questi corpi massicci vanno avanti e ballano e cantano, sorridono esprimendo una potenza di popolo – che a voi ciellini piacerebbe constatare – difficile da distruggere. Anche se.
Good Friday and Happy Easter