Conosciuta anche col nomignolo “Neto”, la scultrice Antonia Campi ha appena compiuto novantun’anni, di cui oltre sessanta di carriera. Protagonista per eccellenza del design italiano dagli anni Cinquanta a oggi, la ex operaia della Società Ceramica Italiana di Laveno ne ha fatta di strada nel corso della sua lunga vita. Comincia a farsi conoscere nella manifattura allora diretta da Guido Andlovitz – figura che lei stessa sostituirà nel 1962 – dove era entrata giovanissima e già diplomata in scultura all’Accademia di Brera. Un decennio più tardi sarà direttrice del Centro Artistico unificato della Società Ceramica Italiana e della Richard – Ginori e poi del Centro Design della Pozzi – Ginori dove gestirà l’intera produzione dell’azienda, dai servizi da tè, ai piatti, ai vasi, ai sanitari e alla rubinetteria. Grazie a lei il bagno diventa uno spazio da vivere e non solo da utilizzare e i sanitari si trasformano grazie alla scelta di forme nuove e meno rigide e rigorose.
Geometrie, dialoghi di colore come il classico alternarsi di bianco e nero, smalti brillanti e vivaci, utensili che sembrano sculture, ecco le caratteristiche di una creativa le cui opere del quotidiano sono già esposte al MoMa di New York. È un’artista che ha messo le mani anche nel campo dei gioielli e delle porcellane reinterpretandoli in chiave sempre originale e mai banale. E come regalo che accompagna lo spegnersi di novantuno candeline il Museo Diocesano di Milano le dedica la mostra antologica intitolata Le Ceramiche di Antonia Campi. Geometrie impossibili aperta fino al 6 gennaio 2013.