È morta, in questi giorni, Alice Pyne, la ragazza britannica malata di linfoma che ha commosso il mondo pubblicando su un social network la lista delle cose che voleva fare prima di morire. È stata, in un certo senso, fortunata Alice perché le ha realizzate tutte, dall’avere un iPad viola a vedere da vicino le balene nuotare libere.
È bella la storia di Alice perché è la storia della contraddizione che tutti noi viviamo desiderando la felicità. Da un lato cadiamo nella tentazione di ridurre tutto a una lista della spesa da spuntare; dall’altro, mentre pian piano depenniamo tutte le voci, non possiamo non accorgerci che tutto grida “più in là”, che la vita ancora ci manca, che la lista non smette mai di allungarsi.
Sappiamo che il senso della vita è un mistero più grande di noi e delle nostre voglie ma siamo come costretti a cercarlo proprio dentro il dettaglio dei nostri desideri. Cerchiamo l’infinito dentro un iPad viola.
Questa ragazza, nella semplicità dei suoi diciassette anni e nell’apparente banalità dei suoi desideri, è vissuta come un gigante, come chi ha scritto: «Anche se la salvezza non dovesse venire, vivere sempre in modo da essere degno di essa».
Riposa in pace Alice.