«A quanto pare sarà dura essere rieletti». «Ma quale rielezione, sto già cercando lavoro». Nei corridoi di Montecitorio il clima è già da day after. Tra i peones del Parlamento all’ansia di quel che sarà è subentrata la rassegnazione. Soprattutto nel centrodestra. Qualunque sarà la legge elettorale, qualunque sarà la scelta delle liste alle prossime politiche (una, due, dieci?), il corpaccione del Pdl sarà enormemente ridimensionato.
Oggi sono 326, tra Camera e Senato, i deputati azzurri a Palazzo. Alcuni calcoli che girano da settimane stimano che la pattuglia verrà ridotta di circa un terzo. Solo l’ufficio di presidenza e l’inner circle di Berlusconi e Alfano contano più di cento dirigenti; aggiungi una manciata di volti nuovi coi quali rinfrescare le liste, e capisci che il margine di ricandidatura di molti onorevoli che hanno viaggiato nell’ombra in questi mesi è veramente esiguo. «È un clima da fine impero», spiega uno di loro. «Più passano le settimane, più le aule del Parlamento si svuotano. Altro che partecipare ai lavori: ognuno pensa a trovarsi un paracadute».
La situazione emerge drammaticamente nelle commissioni. Nell’aula di una di queste, quattro persone stravaccate sulle poltrone stanno chiaccherando. Salve, che state facendo? «La prego di uscire, siamo in plenaria». Quattro persone su un totale che supera le quarantacinque unità. «Da queste parti ci sarà il pienone se e quando si voterà la legge elettorale», continua l’anonimo deputato. «Poi per un paio di settimane tutti ronzeranno come api intorno al miele davanti alle porte degli uffici in cui si decideranno le candidature. Ma si sa che le speranze sono poche».
Già oggi, per incrociare tutti insieme una dozzina di occhi nei silenziosi corridoi del Palazzo, rimane un’unica possibilità. La buvette.