Piero Ostellino, che è passato dal Corriere della Sera al Giornale, scrive oggi un editoriale intitolato “L’ultima chance di ripensare il centrodestra”. Un articolo interessante, che cerca di andare al di là dei fatti contingenti (elezione Mattarella, rottura del Patto del Nazareno, sondaggi) per capire se possa esistere ancora un’area politica capace di raccogliere quello che Ostellino definisce «il ceto medio». La vicenda Quirinale dovrebbe spingere il centrodestra non solo a «ricucire le divisioni che si sono prodotte al suo interno, ma anche, in qualche modo, fare ordine in casa propria e formulare una strategia cui attenersi nel prossimo futuro nei confronti di Renzi».
Finora il magnete che ha tenuto insieme tutte le aree sociali e politiche che non si riconoscevano nella sinistra è stato Silvio Berlusconi. Funziona ancora? Non basta più, scrive Ostellino. È servito nel 1994 per fermare «la marcia della macchina da guerra del Pci», ma ora «quella paura non c’è più o, comunque, si è fortemente attenuata. Il mondo è cambiato e occorre prenderne atto. Matteo Renzi, che non è un riformista, ma un furbo trasformista, lo ha capito e ha sostanzialmente adottato per il centrosinistra le tematiche che erano state del centrodestra. Renzi è, a suo modo, un clone di Berlusconi, nel senso che, da sinistra, ne ripete le parole d’ordine dentro e contro il suo stesso partito».
MISURE CULTURALI. La domanda che si impone oggi, prosegue l’editorialista, è se la via indicata da Renzi sia sufficiente per risollevare il paese e se anche il centrodestra non debba fare al suo interno la stessa operazione che ha fatto il segretario del Pd nel suo partito. E cioè sbaragliare «la vecchia guardia post-comunista» e conquistare il ceto medio. Quel che è certo è che «Berlusconi non può sperare di dare una risposta vincente per interposta persona, mettendosi a ruota del ragazzotto fiorentino. Ma non può evitare di chiedersi, e chiedere al centrodestra, di analizzare il fenomeno Renzi e adottare le necessarie misure culturali per farvi fronte politicamente».
Ha il centrodestra al suo interno le forze, innanzitutto culturali, per fare tutto ciò? «È un’impresa difficile, se non addirittura disperata», scrive Ostellino. «Il ceto medio, per farsi sentire culturalmente e sostenere le proprie ragioni e i propri interessi politicamente, non può più contare solo su Berlusconi. E lo stesso Berlusconi dovrebbe rifletterci facendosi promotore, all’interno di Forza Italia, di una proposta culturale – prima che sia troppo tardi…».