Benvenuti rifugiati siriani. Ma è ora di fermare i tagliagole dell’Isis

Di Emanuele Boffi
07 Settembre 2015
Dopo i grandiosi e non scontati gesti della Merkel e del Papa occorre tirare qualche riga. La verità l'ha detta un ragazzino siriano rifugiato a Budapest
Solidariet‡ per i migranti anche a Budapest: nella stazione centrale affollata di persone in attesa di partire per Hegyeshalom, al confine con l'Austria, cittadini ungheresi offrono panini e cioccolata.

Non si può non riconoscere ad Angela Merkel coraggio e leadership. Di fronte ai profughi siriani bloccati in Ungheria, la Cancelliera tedesca ha compiuto un atto storico. Dire «benvenuti», «vi accogliamo» non era scontato, qualsiasi ragionamento o analisi si possa poi fare. È un atto di generosità grandioso che, crediamo, inciderà negli animi di quelle migliaia di persone che si sono messe in marcia da Budapest. Certo, vedremo di qui a poco i problemi che potrà creare ma – grattata via la crosta retorica sulla “nascita dell’Europa” (chissà) – non si può non riconoscere nel gesto della Merkel la grandezza d’animo di chi sceglie di porgere la mano al bisognoso anziché ritirarla.

LE AUTO E IL PAPA. È la stessa cosa che hanno fatto tutti coloro che si sono recati in automobile sulle autostrade per dare un passaggio ai profughi. Può essere stato anche un solo gesto istintivo e ora ci sarà da discutere su come sistemarli, come assisterli, come aiutarli coordinando gli interventi. Ma resta il fatto che si tratta di un atto di ospitalità, carità, accoglienza. Quella cui ha invitato papa Francesco nell’Angelus, andando subito alle conseguenze pratiche: ogni parrocchia accolga le famiglie dei rifugiati (già oggi la Chiesa s’adopera per 10 mila migranti in tutta Italia).

LAMPEDUSA. Detto questo, c’è da osservare che noi italiani – con tutto il male che si può dire di noi italiani – siamo su questo fronte da anni. Basti pensare a Lampedusa, dove da tempo lo Stato, pur in mezzo a mille errori e contraddizioni, risponde all’incessante fenomeno dei disperati sui barconi. E vi rispondono in primis gli italiani, spesso nell’indifferenza totale degli altri Stati (a proposito di nuova Europa). Lo fanno quotidianamente i pescatori lampedusani, che non si voltano dall’altra parte quando vedono la mano del migrante affondare nel Mediterraneo.

L’AFRICA. Come ha spiegato il demografo Giancarlo Blangiardo a Tempi, «se è vero che i venti di guerra che spingono le 70 mila richieste d’asilo dei siriani registrate nel complesso dell’Unione Europea nei primi sei mesi del 2015 – così come le 38 mila degli afghani o le 21 mila degli iracheni – prima o poi smetteranno di soffiare (ci si augura), non sarà la stessa cosa per il profondo Sud del Mondo».
Secondo previsioni attendibili, tra vent’anni la popolazione dell’Africa subsahariana passerà da 962 milioni di persone a 1,2 miliardi tra dieci anni e 1,6 tra altri dieci. Dobbiamo realisticamente pensare che molte di queste persone cercheranno di attraversare il Mediterraneo. Cosa vogliamo fare? Come intendiamo intervenire? Non si tratta di uno o due paesi, ma di un continente.
Secondo i dati aggiornati a fine agosto, le prime quattro nazionalità dichiarate dalle persone che sbarcano in Italia sono africane: eritrei (30.493), nigeriani (14.489), somali (8.747), sudanesi (6.901). I siriani sono stati 6.546.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]FERMARE LA GUERRA. Dopo che ci siamo entusiasmati per le automobili in colonna sulle autostrade europee, abbiamo pubblicato sui social network l’immagine del piccolo Aylan, abbiamo cantato l’Inno alla gioia ai siriani in arrivo nella stazione di Monaco, è ora che tiriamo qualche riga. Perché i profughi mediorientali non sono sbucati dal nulla: arrivano dai paesi dove imperversano i tagliagole dell’Isis.
La verità che pochi vogliono sentirsi dire l’ha pronunciata davanti alle telecamere un ragazzino siriano di tredici anni, Kinan Masalmeh, rifugiato nella stazione di Budapest: «Fermate la guerra in Siria, per favore. Fermatela adesso e noi non verremo in Europa». È ciò che ripete ormai da qualche anno qualsiasi vescovo o prete di parrocchia siriano o iracheno. Sono tutti guerrafondai? No, ma hanno a che fare con l’Isis tutti giorni. E quel che chiedono è un aiuto vero e intelligente, diverso da quello messo in campo dall’Occidente con le sanzioni o da Barack Obama che col suo sostegno ai “ribelli moderati” (ipocrita eufemismo) ha finito per aggravare la situazione.
Come ha detto il patriarca cattolico greco-melkita Gregorio III Laham: «Ai governi occidentali dico che il punto centrale non è accogliere e ospitare i profughi, ma fermare il conflitto alle radici. Tutti devono essere coinvolti, dall’occidente alle nazioni arabe, dalla Russia agli Stati Uniti. Questo è ciò che aspettiamo, la pace. Non parole sui migranti e discorsi sull’accoglienza».

Foto Ansa

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8 commenti

  1. yoyo

    Come ha detto il generale Al- Sisi, nessuno si preoccuperebbe del Medio Oriente se non fosse pervaso da una rereligione che brama da sempre la sottomissione violenta ed a razionale dell umanità.

  2. yoyo

    Nessuno dovrebbe preoccuparsi del Medio Oriente se l Islam non avesse nel suo genoma tentare continuamente la conquista militare delle anime del resto del umanità. Parole del musulmano Al- Sisi. Quanto a te, Maria, non ritenerti così importante.

  3. Giu

    Fermare la guerra… ovviamente sarebbe bello farlo subito.
    Mi perdoni la critica ma trovo il suo articolo ambiguo e banale.
    La inviterei invece a scrive un articolo di riflessione per lei e anche per noi su come e perché dal 2003 sono scoppiate le guerre nel medio oriente.
    Scommetto che scoprirebbe colpe sue, nostre e dei nostri governi.
    Scommetto capirebbe e ci farebbe capire il motivo perché milioni di persone si spostano da paese all’altro.
    Scommetto che scoprirebbe che le colpe di Obama, Bush ecc… non sono superiori a quelle dei nostri governi.
    Scommetto che i litigi tra i “Salvini e gli Alfano” del nostro bel paese non avrebbero il clamore mediatico di questi giorni.
    Scommetto che affronterebbe il problema dalla radice e non dal ramo.
    Scommetto che capendo i nostri errori potremmo veramente fermare queste guerre
    Ovviamente sarebbe bello scriverlo subito.
    Saluti

    1. Maria

      ben detto, soprattutto dove parla di articolo banale. Chissà quando i “giornalisti” ci tratteranno da persone intelligenti. Dopo questa banalità tra le tante, ho deciso di non leggere più questa rivista. Da ora.

    2. yoyo

      Non dovremmo interessarci dei musulmani se loro non ci avessero attenzionato.

  4. filippo81

    Il problema è che tra i cosiddetti “profughi siriani”, solo una minima percentuale lo è davvero.Costoro vanno ovviamente accolti,anche se non vedo perche tutti in Europa e non anche e soprattutto dalle opulente e mussulmane monarchie del golfo.Ad ogni modo, la stragrande maggioranza di coloro che si spacciano per siriani sono in realtà pakistani,bengalesi, afghani,ecc,(tutti di fede mussulmana al 99 per cento) che nessuno sa da quale guerra o persecuzione stiano scappando……Ognuno faccia le sue legittime valutazioni.

    1. Sebastiano

      E in qualche centro di accoglienza ne hanno trovato persino di indiani. Ogni commento è superfluo.

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