Dagli assegni familiari più consistenti (anche perché quelli italiani sono i più bassi d’Europa) fino all’attribuzione di contributi pensionistici figurativi per ogni figlio. L’associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) festeggia il decennale della sua nascita con una serie di proposte destinate non solo a rendere la vita più semplice a chi sceglie di mettere al mondo più di un figlio, ma anche a contribuire a rendere più sostenibile (e più giusto) lo Stato sociale. Perché, è l’assunto di partenza di un’associazione che oggi rappresenta circa 150 mila persone in Italia, senza figli non c’è futuro.
PAESE VECCHIO. Solo pochi mesi fa l’Istat, nel suo rapporto annuale, scriveva che «si vive sempre più a lungo, ma resta bassa la propensione ad avere figli», così «la vita media in continuo aumento, da un lato, e il regime di persistente bassa fecondità dall’altro, ci hanno fatto conquistare il primato di paese con il più alto indice di vecchiaia del mondo». Per questo l’Anfn ha messo in fila le idee per un progetto di legge che possa contribuire a rimettere in moto l’intero paese e lo ha fatto accantonando per un momento il tema dell’equità fiscale di trattamento per chi ha figli, che pure resta di vitale importanza, perché oggi tutti i provvedimenti che riguardano la famiglia tengono conto del reddito complessivo e non del numero delle persone che, con quel reddito, devono vivere.
IDEE PER RIPARTIRE. Il disegno di legge che le famiglie numerose hanno in mente prevede quattro provvedimenti. In campo lavorativo per riservare un’assunzione ogni dieci a nuclei numerosi; un’altra per riservare tre anni di contributi figurativi al coniuge che rinuncia al lavoro per occuparsi dei figli, un’altra per aumentare il contributo degli assegni familiari, che oggi costituiscono lo 0,3 per cento della spesa sociale. Infine c’è l’idea di creare una card sociale per ottenere sconti e agevolazioni per le spese in cultura e istruzione effettuate dai nuclei numerosi. «Fino al famoso falò di Roberto Calderoli – spiega Mario Sberna, deputato di Demos e fondatore dell’Anfn – c’era una legge del 1961 che riservava nella pubblica amministrazione un posto di lavoro ogni venti a un padre di famiglia numerosa. La mia proposta è di destinarne uno ogni dieci, sarebbe un contributo importante alla crescita di tutto il paese».
RICONOSCIMENTO ALLE MADRI. Di forte rilevanza sociale secondo Sberna è anche la proposta di attribuire tre anni di contributi figurativi a ogni madre lavoratrice. «Tra una donna lavoratrice e una madre lavoratrice c’è una differenza ed è giusto che sia riconosciuta in termini contributivi. Qui parliamo di provvedimenti destinati a famiglie con almeno quattro figli, secondo la definizione che ne diede l’allora ministro Bindi diversi anni fa, ma l’obiettivo è di aprire il varco per estendere questi provvedimenti a tutte le famiglie». La battaglia non dimentica gli assegni familiari, perché, riprende Sberna, «c’è una parte di stipendio che viene trattenuta a tutti ma che finisce in assegni familiari solo per il 40 per cento, il resto va ad altre attività sociali. Se solo si spendessero per gli assegni familiari tutti i soldi che vi sono destinati ci libereremmo del triste primato di paese con gli assegni più poveri d’Europa».
INCONTRO COL PAPA. In occasione del decennale dell’associazione, circa un migliaio di nuclei familiari dell’Anfn si sono dati appuntamento a Roma a partire da oggi, 26 dicembre. In programma una serie di incontri tematici e dibattiti, la presentazione del docu-film dedicato alle famiglie numerose e realizzato da Mauro Bazzani e quella del libro Il ritorno delle cicogne, edito dalla cooperativa Firenze 2000 e curato da Mario Sberna e Regina Florio. Sarà l’occasione anche per riflettere sullo stile di vita ed educativo delle famiglie numerose e su quanto esso possa essere contagioso: su questo parleranno l’economista Luigino Bruni, ideologo di economia di comunione e Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle famiglie numerose. A conclusione del ritrovo, il 28 dicembre i membri dell’Anfn saranno ricevuti in udienza privata da papa Francesco prima dell’Angelus domenicale.