Nel 1951 appare Le origini del totalitarismo, uno dei libri più importanti del ‘900. Gli scritti raccolti nel presente volume sono coevi all’opera maggiore e presentano, nella forma di fulminanti intuizioni o di brillanti sintesi, molte delle tesi che là si trovano esposte per esteso. Al cuore della lettura arendtiana una convinzione: il totalitarismo inizia allorché con Cartesio il pensiero europeo abbandona l’obbedienza alle certezze del senso comune («un mondo comune in cui tutti ci inseriamo», le evidenze prime della realtà) per affidarsi totalmente alla logica, la facoltà di dedurre le conseguenze da una premessa, assunta come evidente a priori. Questa logica genera un nuovo tipo umano, l’homo faber, signore della realtà, che manipola senza scrupoli secondo i propri razionali progetti. Perché ha cancellato l’originaria dipendenza: «Nel momento in cui non si definisce più come creatura dei, [l’uomo] troverà molto difficile non rappresentarsi, consciamente o inconsciamente, come homo faber».
Archivio Arendt – 2. 1950-1954, 228 pp. Feltrinelli, euro 30
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