Ho l’età in cui ricordo ancora i tempi in cui le inaugurazioni delle stagioni liriche venivano caratterizzate dalla ‘prima assoluta’ di un’opera nuova commissionata per l’occasione oppure, ove non fosse possibile, della ‘prima italiana’ di un’opera rappresentata con successo in teatri straniera. Ero un modo non solo per esaltare la musica contemporanea (spesso ignorata nel resto della ‘stagione’) ma anche e soprattutto per tenere i teatro in sintonia dei nuovi gusti del pubblico e per attirare i giovani a teatro. Ricordo ancora quando alla prima di Boulevard Solitude al Teatro di Roma (nel 1954; avevo 12 anni) si venne addirittura alla mani tra giovani e gruppi di ‘nostalgici’ del Ventennio.
Quindi occorre elogiare il Teatro La Fenice di Venezia per avere commissionato un nuovo lavoro e , a cinquant’anni esatti dall’alluvione del 1966, dedicato al ricordo di quel tragico episodio. Il 4 novembre il sipario si aprirà sulla prima esecuzione assoluta di Aquagranda, opera commissionata al compositore veneto Filippo Perocco (noto animatore dell’ensemble di musica contemporanea L’Arsenale di Treviso) su libretto di Roberto Bianchin e Luigi Cerantola tratto dal libro Acqua Granda. Il romanzo dell’alluvione di Roberto Bianchin. La direzione musicale della nuova produzione sarà affidata alla bacchetta di Marco Angius alla testa dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice, mentre Damiano Michieletto curerà la regia dell’allestimento con le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti e i movimenti coreografici di Chiara Vecchi. La data dell’inaugurazione coincide con quella in cui, cinquant’anni fa, si verificò a Venezia la più elevata acqua alta mai registrata da quando iniziarono le rilevazioni sistematiche del fenomeno: alle ore 18 il mareografo di Punta della Salute segnò quota 194 cm. In quegli stessi giorni, la violenta perturbazione si scatenò con veemenza in tutto il nord-est e nel centro Italia, mettendo in ginocchio anche Firenze. L’allestimento di Aquagranda, proposto con sopratitoli in italiano e in inglese, è sostenuto dal Freundeskreis des Teatro La Fenice, che dal 2012 supporta tutte le inaugurazioni del Teatro veneziano. Seguiranno otto repliche.
Ambientata a Pellestrina, una delle zone più colpite e danneggiate dalle inondazioni, l’opera di Perocco vede protagonista Ernesto Ballarin, che all’epoca aveva venticinque anni e che insieme alla famiglia e ad altre tremila persone fu costretto ad abbandonare la sua casa e la sua isola, sommersa dalla forza del mare che aveva travolto i Murazzi. La doppia compagnia di canto vedrà impegnati in alternanza Andrea Mastroni e Francesco Milanese nel ruolo di Fortunato, il padre di Ernesto; Mirko Guadagnini e Paolo Antognetti in quello di Ernesto; Giulia Bolcato e Livia Rado in quello della moglie Lilli; Leda sarà interpretata da Silvia Regazzo e Valeria Girardello; Nane da Vincenzo Nizzardo; Luciano da William Corrò e Tommaso Barea; infine Cester sarà incarnato da Marcello Nardis e Christian Collia.
Tra le iniziative offerte dalla Fenice e coordinate da un Comitato Aquagranda 1966-2016 formatosi per questa speciale occasione, nel mese di novembre 2016 sarà allestita una mostra nel Foyer e nelle Sale Apollinee nella quale saranno esposte le prime pagine del Gazzettino di Venezia di quei giorni; inoltre il Teatro veneziano ospiterà il 3 novembre la presentazione del volume Aquagranda, edito da Marsilio; un «Incontro con l’opera» – promosso in collaborazione con la Fondazione Amici della Fenice – nel quale Paolo Petazzi e Filippo Perocco presenteranno Aquagranda; inoltre quattro conferenze e un Social Contest per raccogliere le testimonianze di chi visse in prima persona l’alluvione .
La recita di domenica 6 novembre 2016 rientra nell’ambito della «Fenice per la città metropolitana» rivolta ai residenti nel territorio veneziano e organizzata in collaborazione con l’amministrazione della Città metropolitana di Venezia. Quella di giovedì 10 novembre 2016 rientra nell’ambito dell’iniziativa «La Fenice per la città» rivolta ai residenti nel comune e organizzata in collaborazione con la Municipalità di Venezia.
C’è stata una breve polemica sull’allestimento scenico. Chi negli anni Novanta seguiva le cronache musicali ricorderà certamente la messinscena della Favola di Orfeo, di Monteverdi, nel rinnovato Teatro Goldoni, con la regia di Luca Ronconi. Il quale volle ed ottenne dal sovrintendente dell’epoca del Maggio Fiorentino, che il teatro – la sua platea – fresca di restauro venisse sigillata con zinco ed interamente inondata, un mare in miniatura, relegando gli spettatori nei soli palchi che ne potevano contenere non più di duecento. Complessivamente intorno al migliaio in tutte le repliche. Si era temuto che- il regista Michieletto avrebbe voluto allagare il teatro, spettatori, ma lo stesso Michieletto ha spiegato che in scena si vedrà un grande vetro (contenitore) nel quale l’acqua sale lentamente, fino al momento in cui, al termine dell’opera, quella vetro finirà in mille pezzi e l’acqua inonderà palcoscenico Ed ha aggiunto che i nostri teatri devono certamente dar spazio al grande repertorio – per il quale i registi non si fanno scrupolo di inventare regie anche improbabili e bislacche – ma poi devono spingere a raccontare storie recenti con il linguaggio di oggi.
PHOTO (c) MICHELE CROSERA