Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

Antropologia del jihadista. Il nemico spiegato a noi occidentali imbelli

Non sono fanatici immersi nel passato. Non usano la fede per fini politici. E mai si sottometteranno ai musulmani moderati. Quirico racconta i soldati del Califfo

Rodolfo Casadei
19/10/2015 - 3:00
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

stato-islamico-isis-raqqa-siria-ansa-ap

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Litigano, ma anche bombardano l’Isis. Gli anglo-americani accusano i russi di colpire i ribelli anti-Assad più di quanto colpiscano le forze del califfato, i russi accusano gli americani di ipocrisia, per non avere colpito in un anno di bombardamenti della coalizione i centri nevralgici dell’Isis che i russi hanno subito messo nel mirino. Però il risultato complessivo è che la risposta militare all’Isis risulta intensificata. Vedremo presto il crepuscolo dello Stato islamico? O stiamo per cadere vittime dell’ennesimo miraggio propagandistico, stavolta co-produzione russo-americana?

LEGGI ANCHE:

L'autore della strage di Buffalo, Payton Gendron

Le teorie cospirazioniste dietro alla strage di Buffalo

17 Maggio 2022
Erdogan Turchia

La Turchia ha un problema con i profughi siriani (e coccola i ribelli jihadisti)

16 Maggio 2022

Domenico Quirico, che abbiamo incontrato qualche giorno fa a Milano dove era stato invitato come relatore del convegno “Assessing the Crisis on Nato’s Southern Flank” organizzato dal Corpo di dispiegamento rapido della Nato (Nrdc) in Italia, scuote la testa: «Lo Stato islamico può anche essere scacciato dal territorio a cavallo fra Siria e Iraq, ma rinascerà sicuramente da un’altra parte», dice l’inviato della Stampa che fu per cinque mesi ostaggio di combattenti jihadisti in Siria. «Al Qaeda era una struttura verticistica: colpita la testa, i tentacoli hanno perso forza. Ma l’Isis è un meccanismo a orologeria creato per il moto perpetuo: se pure fosse vero che gli iracheni hanno colpito al-Baghdadi e gli uomini intorno a lui, tutto continuerebbe come prima. Nomineranno un nuovo califfo e ricominceranno a combattere per difendere e allargare il califfato. Per fare le rivoluzioni, per chiamare le masse al combattimento, non servono dottrine complicate: basta una parola. E la parola, in questo caso, è “califfato”».

E allora prepariamoci a questo conflitto di lungo periodo. E cominciamo col capire chi abbiamo davanti. Dopo tutto, anche se non erano militanti dell’Isis, i ribelli siriani islamisti coi quali Quirico ha trascorso cinque mesi di compagnia forzata erano persone alle quali «brillavano gli occhi quando si parlava di califfato», dice lui. Tutti i jihadismi, da quello dei salafiti a quello di Al Qaeda a quello dell’Isis, passando per i Fratelli Musulmani, sfociano nel sogno della rinascita del califfato. La differenza è tattica, l’obiettivo strategico è il medesimo. Questo non elimina il potenziale per scontri intestini, anzi: c’è più odio nella lotta per stabilire i veri rappresentanti dell’ortodossia che in quella contro il nemico esterno. Vengono in mente i gruppetti dell’estrema sinistra nelle università e nelle fabbriche italiane negli anni Settanta: erano animati da spirito settario e si scontravano fra loro anche violentemente. Volevano tutti la stessa cosa, il comunismo, ma ciascuno pretendeva di esserne l’unico rappresentante autentico. Quirico preferisce dire la stessa cosa con una citazione colta: «È come in Omaggio alla Catalogna di George Orwell: c’è più odio fra le formazioni comuniste, trotzkiste e anarchiche, che pure hanno nei franchisti un nemico comune, che non fra queste forze repubblicane e i loro avversari che combattono agli ordini di Franco». Quindi non c’è da meravigliarsi che l’Isis, Jabhat al-Nusra, Ahrar al-Sham eccetera si massacrino fra loro pur avendo lo stesso obiettivo finale.

Dopo il terrorismo, lo stato
Premesso questo, l’identikit e i tratti antropologici salienti del jihadista di cui aver paura sono i seguenti: «Anzitutto la guerra santa globale è un fenomeno generazionale: i combattenti sono tutti giovani, non ci sono vecchi fra loro. In secondo luogo, è tutta gente pronta a morire, la possibile perdita della vita gli è completamente indifferente. A spingerli non è uno spirito d’avventura giovanile, come ha scritto qualcuno, ma la volontà di uccidere e la disponibilità a morire per Dio. La guerra e Dio: vi assicuro che non parlano d’altro. Quindi teniamo sempre presente la motivazione religiosa: i combattenti jihadisti, dell’Isis e di altri gruppi radicali, non sono gente che usa la fede islamica per obiettivi politici o di potere personale, per arricchirsi o per fare carriera: sono veri credenti, convinti di essere gli unici veri musulmani; credono di essere gli strumenti fisici di un Dio che è immanente nella storia e che attraverso di loro realizza il Suo disegno provvidenziale. Si concepiscono come la mano con cui Dio agisce nella storia. La terza caratteristica che mi ha colpito è la cancellazione della biografia personale. È inutile chiedergli chi sono, da dove vengono, cosa facevano prima di cominciare a combattere: qualunque cosa fossero – e c’è gente di tutti i tipi, dal disoccupato all’ingegnere, dal malvivente al ragazzo di buona famiglia – non conta più nulla, è stata eliminata dalla loro identità. Non hanno un passato, non hanno più affetti. Sono come pagine bianche sulle quali è stato stampato un codice identitario completamente nuovo».

domenico-quirico-ansaQuirico vuole che si smetta di chiamare “terroristi”, per quanto increscioso questo possa essere, i militanti dell’Isis: «Il califfato rappresenta il superamento della fase terroristica dell’islamismo. I suoi armati combattono una guerra convenzionale, con assalti e battaglie; i suoi dirigenti amministrano la giustizia, i servizi pubblici, il prelievo fiscale in un determinato territorio. I termini della guerra asimmetrica si sono rovesciati: al tempo di Al Qaeda i terroristi uscivano dai loro nascondigli per venire a colpire i nostri stati; adesso loro governano un territorio, mentre noi stiamo nascosti e li colpiamo dall’alto coi droni. Vogliono ricostruire il califfato entro i confini che ebbe al tempo della dinastia degli abbasidi e oltre, ma non sono fanatici immersi nel Medio Evo. Quando ha dichiarato che per l’Isis “non c’è posto nel XXI secolo”, Barack Obama ha dimostrato di non aver capito nulla del fenomeno. Il califfato è il cuore oscuro del XXI secolo, è il suo principale problema: rappresenta un importante tentativo di costruire uno stato totalitario. Che, come ogni stato totalitario, divide le persone in due categorie: quelle che hanno diritto di vivere e quelle che devono essere eliminate. Lo Stato totalitario agisce in base a princìpi igienico-sanitari: ci sono categorie di persone impure, che vanno eliminate come i bacilli di una malattia, e categorie pure che vanno preservate. Prima di tutto bisogna fare pulizia all’interno del mondo musulmano, eliminando fisicamente gli eretici come gli sciiti, e poi i “falsi” musulmani, che sarebbero i musulmani sunniti che non praticano la versione wahabita o salafita dell’islam. I miei carcerieri li chiamavano “i musulmani furbi”, quelli contaminati dal consumismo e dal materialismo occidentali».

Al di là del tempo e dello spazio
Non possiamo capire la filosofia dei fautori del califfato se non ci immedesimiamo nei loro concetti di tempo e di spazio, molto diversi dai nostri. «Ci sono tanti islam diversi nel mondo, quello dell’Isis non è certo l’unica versione, ma tutti hanno in comune la stessa concezione del tempo storico. Mentre noi occidentali abbiamo una concezione lineare del tempo storico, e lo interpretiamo come un progresso senza soluzione di continuità dal Medio Evo all’epoca contemporanea, per i musulmani il presente è l’età della miseria, mentre l’età dell’oro è alle spalle, e coincide con l’apogeo del califfato, quando l’Europa era sprofondata nelle tenebre conseguenti al crollo dell’Impero romano, e in un mondo privo di istituzioni riconosciute e preda della violenza la cultura si era ritirata e sopravviveva dentro ai monasteri cristiani. Ordine, progresso, civiltà, splendore erano passati a caratterizzare il mondo musulmano, al punto che si poteva scrivere che le carovane fra Timbuctù e La Mecca spargevano polvere d’oro lungo il loro cammino. Poi vennero il declino, il colonialismo, l’abolizione del califfato, le complicità dei governi dispotici dei paesi decolonizzati con gli antichi colonizzatori, le umiliazioni di Abu Ghraib, eccetera. Ora è venuto il momento di invertire il movimento della storia, per tornare agli splendori del califfato. A questa impresa si dedicano non alcuni fanatici che vivono fuori dal tempo, ma menti raffinate certe che questo sia il momento giusto: l’Occidente non è mai stato così debole, non materialmente ma nell’anima. Le armi non ci mancano, ma nessun nostro leader oserebbe dichiarare una guerra per sradicare l’Isis, perché i suoi elettori non sopporterebbero la vista dei sacchi coi cadaveri dei caduti».

Poi c’è la questione “spaziale”: «Noi ragioniamo in termini di teatri di conflitto separati. Adesso tutta l’attenzione è concentrata sulla Siria, di quello che fanno i Boko Haram in Africa non importa niente a nessuno, della Libia parliamo solo per il problema dei migranti. Ma nel progetto rivoluzionario del califfato tutte le azioni sono collegate fra loro, che si tratti dell’assalto a un villaggio in Nigeria o di un agguato all’esercito egiziano nel Sinai: la globalità territoriale del progetto del califfato, l’unità degli scenari ci sfuggono. Non è che al-Baghdadi da Mosul coordina gli attacchi, no: è una coerenza intima del progetto che si manifesta, per cui ogni colpo aumenta la massa critica del califfato globale. Il califfato è il nuovo stato che distrugge tutti gli stati, è la globalità del vero Dio che cancella le frontiere. Il primo atto dell’Isis al potere è stata la rimozione dei cippi di confine fra Siria e Iraq, simbolo del vecchio ordine coloniale e post-coloniale».

Letteratura e kalashnikov
I jihadisti guardano indietro, allo splendido passato islamico, ma non disdegnano di imparare dalle esperienze politiche rivoluzionarie degli infedeli. «Durante il mio sequestro siriano, per un certo periodo sono stato prigioniero di Jabhat al-Nusra. Il loro sceicco mi ha mostrato un libro di Abdullah Azzam, un professore palestinese laureato all’università di Al Azhar che è stato il mentore di Osam bin Laden. In quel libro lo studioso dimostrava di essere un maniaco divoratore di letteratura rivoluzionaria marxista. Riprendeva il concetto di Comintern come organizzazione per unificare tutte le iniziative jihadiste nel mondo, la strategia maoista delle “basi rosse”, cioè zone remote da porre sotto il controllo totale dell’organizzazione per preparare lì le sfide al potere centrale del futuro, come fece Mao quando Chiang Kai-shek era troppo forte. Siamo davanti a persone che mostrano una grande duttilità intellettuale, altro che anacoreti medievali».

Ultima illusione europea da togliere di mezzo, l’ottimismo di chi fa notare che la maggioranza dei musulmani non è allineata con l’Isis. «Ragionare in termini di maggioranza e minoranza nell’islam di oggi è del tutto fuorviante», dice Quirico. «Chiedere alla maggioranza musulmana moderata di manifestare il suo dissenso rispetto alla minoranza violenta è qualcosa che si può fare qui in Europa, ma certamente non nei quartieri popolari di Tunisi o del Cairo, per non parlare di Mosul. È vero, la maggioranza dei musulmani è formata da moderati e da gente che tira semplicemente a campare, ma per imporre alla minoranza violenta di accettare il principio della convivenza pacifica fra fedi religiose diverse dovrebbe trasformarsi in una schiera di martiri. In Germania la maggioranza assoluta dei tedeschi non era nazista, anzi se la rideva dell’imbianchino austriaco dall’alto della cultura di Kant, Hegel, Goethe, Beethoven… Eppure sono finiti a morire a milioni sui campi di battaglia per il nazismo. La minoranza non si sottometterà alla maggioranza, mettiamocelo bene in testa. Anche perché queste maggioranze si sfaldano facilmente: in Bosnia, paese di islam moderatissimo, ho notato in pochi anni uno scivolamento accentuato verso l’islam radicale, favorito da corruzione politica, povertà, finanziamenti dai paesi del Golfo; nel Mali i tuareg, che hanno sempre mescolato islam e animismo, sono diventati salafiti jihadisti nel giro di pochi anni per vendicarsi dei torti subìti dal governo di Bamako. Nei paesi musulmani dove c’è la guerra non si contano le teste, ma i kalashnikov: chi non ce l’ha vale tanto quanto un insetto, può essere schiacciato in qualunque momento».

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

Tags: Califfatodomenico quiricoIraqIsisSiriaStato Islamicoterrorismo
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

L'autore della strage di Buffalo, Payton Gendron

Le teorie cospirazioniste dietro alla strage di Buffalo

17 Maggio 2022
Erdogan Turchia

La Turchia ha un problema con i profughi siriani (e coccola i ribelli jihadisti)

16 Maggio 2022
Stato islamico

L’appello dello Stato islamico per colpire «gli infedeli» in Europa

24 Aprile 2022
Stato islamico

Finalmente condannato uno dei “Beatles” dello Stato islamico

19 Aprile 2022
Vita quotidiana a Damasco, Siria

La guerra in Siria, dopo 11 anni, non è ancora finita

6 Aprile 2022
Un frame del video del martirio dei 21 cristiani copti martirizzati dall’Isis a Sirte, Libia

Le vite ordinarie dei copti sgozzati dall’Isis. Non eroi, ma veri cristiani

4 Aprile 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Don Luigi Giussani
Video

Don Giussani, mondo e missione – L’incontro con Camisasca e Alberti

Redazione
17 Maggio 2022

Altri video

Lettere al direttore

Abhay nella scuola paritaria per ricchi (di umanità)

Emanuele Boffi
4 Maggio 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Cina, Isis, talebani, Cuba… Nel disordine mondiale il problema non è solo Putin
    Lodovico Festa
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro
  • Libri in povere parole
    Libri in povere parole
    Eureka Street; Uno di noi; La morte viene per l’arcivescovo
    Miber
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    La sentenza sul doppio cognome esalta il feticcio della libera scelta
    Rodolfo Casadei
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    Don Carlo Brezza, l’amico che mi ha insegnato a vivere la fede con allegria
    Pippo Corigliano

Foto

Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022
Foto

Avsi Run al Parco di Monza per sostenere i progetti dell’ong in Ucraina

27 Aprile 2022
Foto

“Vieni dietro a me” chiude le iniziative della mostra “Emilia Vergani. Saggia e ardente”

21 Aprile 2022
Foto

Armenia 1915: il grande male

21 Aprile 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist