Gli alpini vanno in Afghanistan a dar la caccia a Bin Laden e non è un caso che sia proprio questo corpo a mandare in pezzi la sinistra più ideologica, astratta e giacobina. Gli alpini sono sempre stati l’espressione più alta dell’italiano reale che non ama la guerra, ma, se richiesto, la sa fare meglio degli altri. Attualmente circa 10mila nostri soldati sono in missione all’estero e il fatto che siano così richiesti dovrebbe togliere ogni dubbio sulla loro efficienza. In Afghanistan, pare siano destinati anche gli incursori della Marina e quelli del “Col Moschin”, protagonisti, nel 1994, di due rischiosissime (e ignorate) missioni di soccorso in Ruanda. D’altronde, secondo una corrispondenza di Martin Arostegui (Upi), anche gli alpini paracadutisti del “Monte Cervino” hanno partecipato alla battaglia di Gardez nel marzo scorso, assieme a rangers americani e Sas britannici. La missione in Afghanistan, tesa a liquidare ciò che resta delle formazioni talebane e di al Qaeda è possiede rischi proporzionati alla sua importanza: va ricordato che il governo pakistano potrebbe essere rovesciato dai fondamentalisti islamici e non ci vuole molto a immaginare cosa potrebbe accadere se Bin Laden o un suo sostenitore disponessero di missili a testata nucleare.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi