Se andate al Meeting di Rimini, venerdì 25 agosto non perdetevi la presentazione di Gli occhi di Irene, il libro a cura di Rodolfo Casadei frutto di un progetto che ha riunito Tempi, Avsi, l’associazione Medicina e Persona e la casa editrice Guerini e associati. L’argomento è l’Aids, ma la trattazione e lo spirito sono piuttosto diversi da quelli, tanto per dire, che hanno contrassegnato la conferenza internazionale di Toronto (13-18 agosto) promossa dall’Onu e dall’International Aids Society e intitolata “Time to deliver” (“Tempo di produrre risultati”). Prendendo lo spunto dai progetti di prevenzione e cura realizzati dalla Ong Avsi in quattro paesi colpiti dall’infezione (Uganda, Nigeria, Ruanda e Romania), il libro esamina gli aspetti medici, sociali e di politica sanitaria della crisi, ripropone la storia della pandemia e i dibattiti sulla profilassi, sull’esperienza ugandese oggi contestata, sui costi dei trattamenti, ecc. Ma tutto questo è immerso in uno sguardo sulla malattia e sugli esseri umani che ne sono toccati, diverso da quello efficientista e politicizzato oggi dominante. Nelle pagine di Gli occhi di Irene la malattia non è mai anzitutto un problema da risolvere, ma un mistero e un avvenimento imprevisto che costringe le persone a fare i conti col senso della vita, a ridefinire i rapporti con gli altri, a stupirsi del miracolo di solidarietà umane che sbocciano in situazioni di privazione e di bisogno apparentemente senza speranza. E lo sguardo diverso non è il risultato di una premessa astratta o di una forzatura ideologica (in questo caso ideologia religiosa): emerge direttamente dalle testimonianze ingenue dei protagonisti. Come quella di Elly di Kitgum, malato di Aids, che riscopre la bellezza negli occhi della moglie Irene, anch’ella malata, quando questa comincia a frequentare alcune persone che si dimostrano veramente amiche: «Guardando la luna quella sera Elly si rese conto che la bellezza c’era ancora, nonostante la malattia, e che lui l’aveva incontrata. Attraverso il volto della moglie. E che, per chi soffriva come lui di Aids, l’unico modo per essere felici era un amico che ti facesse alzare gli occhi verso il cielo». O quella, sconvolgente, di Bibiana: «Vorrei che il dolore che provo continui, per ricordarmi ogni momento la bellezza della compagnia che mi ha fatto incontrare!».
Particolarmente denso il capitolo sulla polemica attorno al rifiuto del condom da parte della Chiesa cattolica, a firma di Casadei e dell’infettivologo Giuliano Rizzardini. Dove non ci si limita a dimostrare che le accuse alla Chiesa di sabotare i programmi di prevenzione sono infondate, e che la promozione indiscriminata del condom come forma di profilassi è in realtà controproducente. Ma si mette in evidenza la concezione razionalista, tipicamente moderna, che sta alla base dell’enfatizzazione del condom e della criminalizzazione della Chiesa: l’idea che l’uomo è capace di controllare a piacimento la realtà, e che dietro alle malattie non c’è la natura, ma responsabilità umane che vanno individuate e stigmatizzate.
Ai testi hanno contribuito nove autori: Rodolfo Casadei, Valentina Frigerio, Arturo Alberti, Cristoph Benn, Filippo Ciantia, Giuliano Rizzardini, Paolo Bonfanti, Edward Green e Allison Herling.