Nel 406, i germani varcarono il “sacro confine” dell’impero romano. Il 410 e il sacco visigoto di Roma erano poco lontani, annunciando la deposizione dell’ultimo imperatore Romolo detto augustulus (476). Il significato epocale del 410 sconvolse anche un Sant’Agostino, che pure riponeva le proprie speranze ultime in ben più che l’SPQR. Superare il limes che separava i barbaroi dalla civiltà era come scuotere le colonne d’Ercole. Giocando attorno a queste suggestioni, e ai plurimi significati che evocano (confine e separazione, ma anche trait d’union e orizzonte), Lucio Caracciolo ha creato nel 1993 un bimestrale unico in Italia: Limes. Rivista italiana di geopolitica.
L’approccio geopolitico alle realtà umane organizzate è quindi, e rimane, fondamentale; soprattutto se ci si decidesse a non scinderlo più (mai) dall’approccio “geoculturale”. Eppure era un termine tabù, impronunciabile perché collegato a uno dei volti oscuri del secolo XX. Esisteva anche prima, ma fu lo svedese Rudolf Kjellen (1864-1922) a dire per primo “geopolitica”. Il britannico Sir Halford McKinder (1861-1947) la plasmò, ma fu il generale tedesco Karl Hausofer (1869-1946), docente di Geopolitica all’Università di Monaco e direttore dell’Istituto Tedesco di Geopolitica, a renderlo popolare negli ambienti prenazisti, paranazisti e nazisti. Pare sia stato Rudolph Hess negli anni Venti a introdurre Adolf Hitler alle idee di Hausofer, che il führer distorse in termini di Lebensraum, “geopolitica dello spazio vitale”. Ma per Limes la geopolitica non è affatto una scienza (i nazisti vollero appunto scientifizzarla), e quindi liberi tutti.
Il fascicolo n. 3 s’intitola I popoli di Seattle, al plurale. Utilissimo, come sempre, per documentarsi e aggiornarsi (e questo nonostante il suo caratteristico aplomb consenta le incursioni di Beppe Grillo e di Jovanotti). Chissà perché, però, si dilegua a fatica quel lontano, vago sospetto che (forse) sia solo un pegno pagato dal Gruppo Editoriale L’Espresso ai nuovi potenti. Che sono gli antiG8ini.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi