Vengo oggi qui da voi per rivolgervi un appello a pregare per la grave situazione nello Zimbabwe e ad esercitare pressioni in tutti i modi possibili per una soluzione pacifica della crisi in corso. Nello Zimbabwe ci troviamo in una situazione assolutamente disperata e il governo continua a mentire al mondo. Il nostro governo è dedito alla menzogna, propaganda, manipolazione dei fatti, mezze verità, controverità e grossolana disinformazione perché sono dei fascisti. (…) Lo Zimbabwe è diventato indipendente 22 anni fa, e per un decennio le cose sono andate bene, anche se fra il 1983 e il 1987 l’attuale presidente Mugabe ha deliberatamente e con premeditazione massacrato forse 20mila civili ndebele innocenti (…). Tuttavia, c’era stato un boom economico e la disoccupazione era scesa al 15%. Mugabe mostrava attenzione verso i poveri e il governo spendeva molti soldi per lo sviluppo.
La riforma fondiaria: un pretesto demagogico
Le cose sono purtroppo cambiate tre anni fa. Nel 1999 Mugabe ha voluto imporre al paese una nuova Costituzione. (…) Si svolse un referendum nel febbraio 2000 e le proposte furono respinte. Il risultato lo fece infuriare, e quasi subito iniziarono le violenze. Riunì il comitato centrale del partito, dove si decisero i piani per l’invasione delle fattorie commerciali da parte dei cosiddetti “veterani della guerra di liberazione” (non più di un terzo lo erano veramente). Dai tempi coloniali i coltivatori commerciali bianchi possiedono gran parte delle terre produttive: nel 2000 erano circa 4.500. Di una riforma fondiaria c’era bisogno, ma i tentativi di redistribuzione negli anni Ottanta erano falliti, e così il governo aveva messo la questione della terra nel cassetto. Ora la riportava in primo piano perché era l’unica carta che gli restava da giocare. Attualmente tutte le fattorie tranne 600 risultano occupate. La Costituzione ed altre leggi furono emendate con decreto presidenziale per legalizzare l’accaduto: le invasioni servirono da trampolino per le violenze commesse nelle aree rurali dai “veterani di guerra” e altri membri di partito alla vigilia delle elezioni politiche del 2000 e presidenziali del 2002. Prima delle elezioni 60 persone furono brutalmente assassinate, molte furono rapite e torturate, alcune scomparvero. (…) Al tempo delle presidenziali, un sondaggio Gallup aveva mostrato che il presidente non avrebbe ricevuto più del 45% dei voti, e lo sfidante il 55%. Il risultato effettivo è stato l’esatto contrario, ma tutti gli osservatori sono stati testimoni delle irregolarità: violenze, controllo dei media, intimidazioni, schede votate aggiunte nelle urne, falsificazione delle cifre. Ma Mugabe sa che la maggioranza della gente ha votato contro di lui, e dopo il voto ha cominciato a vendicarsi. Ogni pubblico ufficiale sospettato di simpatie verso il partito di opposizione – insegnanti, infermieri, persino poliziotti – ha perso il lavoro. Gli apparati di sicurezza hanno cominciato a dare la caccia ai cittadini comuni, case di oppositori nei villaggi e nelle città sono state bruciate. Quando il cibo ha cominciato a scarseggiare, solo chi aveva la tessera del partito ha potuto ricevere aiuti; uomini, donne e bambini sono stati e sono tuttora deliberatamente affamati. I membri del partito di opposizione sono respinti da ospedali e ambulatori e molti negozianti si rifiutano di servirli.
Attualmente, le illegalità da parte di membri del partito godono di immunità e girano mazzette per comprare il silenzio sui crimini politici e di altra natura. Individui che hanno ucciso per conto del partito non sono perseguiti dalla legge e l’enorme corruzione che caratterizza l’amministrazione resta impunita. (…) Alcune famiglie trascorrono 3 o 4 giorni senza cibo, alcune si nutrono di radici e frutti selvatici. Molti bambini non possono più permettersi di andare a scuola e finiscono sulla strada. La gente è impaurita e priva di sicurezza, ma preferisce tacere che criticare il governo. Quest’ultimo sta promuovendo il razzismo contro i bianchi e tavolta gli asiatici, così come il tribalismo contro gli ndebele. Le posizioni dirigenziali vengono assegnate a persone di etnia shona anche nella regione del Matabeleland, come forma di punizione per una popolazione che non si è sottomessa (…).
Le cause politiche della fame
I ministri e gli altri appartenenti alla cricca di Mugabe sono mentitori matricolati, continuano ad attribuire la carestia alla siccità quando in realtà – tutti lo sanno – essa è il risultato delle invasioni delle terre e del malgoverno. Mentre i soldi per gli armamenti, gli aerei e le Mercedes ministeriali abbondano, la gente muore di fame. Il governo non ha fatto piani per l’importazione di alimenti, nonostante i ministri del territorio e dell’agricoltura fossero informati sin dall’anno scorso che quest’anno ci sarebbero state gravi penurie. La terra espropriata dal governo nella cornice del processo di redistribuzione da due anni resta in gran parte improduttiva, mentre i piccoli coltivatori che sono stati installati sulle terre non sono stati provvisti degli strumenti che avrebbero loro permesso di avviare l’attività. L’intera operazione si è svolta all’insegna della corruzione e della mancanza di trasparenza. I giovani diplomati che vorrebbero diventare infermieri, insegnanti o funzionari pubblici sono costretti a recarsi nei campi della gioventù, dove sono addestrati come milizia. Questi campi sono diventati teatro di promiscuità e stupri, e quando le ragazze restano incinte sono spesso costrette a ricorrere all’aborto. Quello che ho detto stasera non è che la punta dell’iceberg; altre cose, peggiori di queste, stanno accadendo ma restano ignote e senza resoconti. Ci appelliamo alle vostre preghiere perché questa situazione cambi. (…) Confidando in Dio e nella gente di buona volontà del mondo, sappiamo che vinceremo. Grazie.