Un esercito di obiettori di coscienza impedisce alle donne di abortire e costringe i pochi non obiettori a un lavoro sproporzionato alle loro forze. È questa la tesi che circola spesso su tanti quotidiani italiani. Eppure la relazione del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194 afferma che «il numero di non obiettori è congruo rispetto alle Ivg (interruzione volontaria di gravidanza) effettuate» e che «la numerosità di punti Ivg appare più che sufficiente», se non esagerata.
I MEDICI NON MACANO. I dati del ministero indicano che «il numero totale delle strutture con reparto di ostetricia e ginecologia risulta pari a 630» e che i reparti che effettuano aborti sono «403 (64% del totale)». Ecco perché, salvo due casi «relativamente a regioni molto piccole», «la copertura è più che soddisfacente». E anche in quei casi la colpa è di «una inadeguata organizzazione territoriale». Non della mancanza di medici non obiettori.
TROPPI PUNTI ABORTISTI. Addirittura, continua il documento, il numero di strutture che praticano l’aborto è «superiore a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra Ivg e nascite», visto che «il numero di punti Ivg è pari al 74% del numero di punti nascita», ma il numero di aborti «è pari a circa il 20% del numero di nascite». Una sproporzione confermata se si normalizza il numero delle strutture «rispetto alla popolazione femminile in età fertile»: facendo questo calcolo si scopre che per «ogni 100 mila donne in età fertile (15-49 anni), si contano 4 punti nascita contro 3 punti Ivg». In molte regioni (Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria) infine, «c’è un numero maggiore di punti Ivg rispetto a quello dei punti nascita».
SBUGIARDATO IL LAZIO. Per quanto riguarda il lavoro dei medici non obiettori, la «media nazionale» è di «1,4 aborti a settimana». Ecco perché, secondo i dati del governo, «il numero di non obiettori è congruo rispetto alle Ivg effettuate, e il numero degli obiettori di coscienza non impedisce ai non obiettori di svolgere anche altre attività oltre le Ivg». Da notare, inoltre, che nella Regione Lazio il numero di ginecologi obiettori è solo il 9,4% del totale: perché allora il governatore Zingaretti ha emanato ad aprile una direttiva in cui obbliga anche i medici obiettori a rilasciare certificati per l’aborto? Dov’è l’emergenza?
LIEVE CALO. Passando al numero degli aborti, questi sono scesi dai 107 mila del 2012 ai 102 mila circa del 2013. La cifra è scesa del 4,2% e per quanto questa sia una buona notizia non bisogna dimenticare che si tratta di 102 mila persone uccise in un solo anno. Inoltre, preoccupano i dati sulle donne straniere: il 34% degli aborti infatti riguarda loro. Considerando il dato generale in rapporto al numero di donne in età fertile, gli aborti sono poi scesi dai 7,9 ogni mille donne del 2012 ai 7,6 del 2013. Bisogna infine considerare che il Ministero non calcola le interruzioni di gravidanza farmacologiche.