«I primi a chiamarli terroni sono stati i Savoia. Cioè i nostri nemici. Sono fratelli, non avversari, vittime di uno Stato che è stato imposto a noi, quanto a loro. E che oggi, insieme, possiamo sconfiggere». Non lascia dubbi l’affermazione di Matteo Grigoli, uno dei portavoce dell’associazione Veneto Nostro – Raixe Venete, che, sabato e domenica prossimi, si incontrerà con una trentina di sigle indipendentiste provenienti tanto da nord, quanto da sud. Sì, perché con veneti, friulani e lombardi, alla Convention indipendentista di Jesolo, promossa dal quotidiano online L’indipendenza.com di Gianluca Marchi, fondatore e già direttore della Padania, ci saranno anche numerosi movimenti meridionalisti: dalla Lega Sud Ausonia, al movimento Identità Toscana, alla Lega per le Marche sino a Insorgenza civile, il gruppo neoborbonico del napoletano Nando Dicè, che ha applaudito i fischi all’inno nazionale italiano durante la finale di Coppa dei giorni scorsi.
L’intento che accomuna sigle un tempo slegate fra loro come spiega Marchi, che coordinerà i lavori nella seconda giornata di incontri, è più diffusa più di quanto si pensi e sarebbe pronta a tornare in superficie «in un momento di grave crisi dello Stato italiano, molto più vicino al collasso di quanto si voglia raccontare». Tant’è che, superata la divisione nord-sud, un po’ per affinità ideologica, un po’ per convenienza politica (il motto della convention è “Marciare divisi per colpire uniti”), l’indipendentismo nuova maniera si libera anche dell’ultimo stereotipo a cui ci ha abituato il discorso leghista.
Da Padova e Venezia, centri nevralgici della protesta extraparlamentare di sinistra, convergeranno a Jesolo anche i ragazzi di Unità popolare Veneta, che hanno lasciato Che Guevara per il leone di San Marco: «La sinistra veneta è chiamata a fare i conti con la storia, il popolo e i lavoratori – spiega Riccardo Lovato, operaio padovano e portavoce del movimento -. I lavoratori sono i più tartassati dallo Stato italiano, il popolo è alla disperazione e la storia vira verso la fine dei pachidermi ultracentralisti come l’Italia. Purtroppo in Veneto c’è una sinistra istituzionale che dal moribondo Stato italiano trae sostentamento e che di questo Stato è diventata il carabiniere. Tuttavia esiste anche una sinistra popolare politicamente e mentalmente più progredita, nonché più sensibile alle sorti del territorio, quali comitati civici e centri sociali che si trovano ad operare dentro le comunità e che non prendono ordini da chi occupa i centri del potere. Questa sinistra deve essere permeata dall’ideale indipendentista, questa sinistra è una risorsa per il fronte trasversale che dovrà portare i nostri territori alla libertà».
Con Lovato e compagni, a Jesolo ci saranno anche il Movimento Libertario di Leonardo Facco, altro indipendentista con un passato nella Padania, autore di libri quali Umberto Magno e Elogio dell’evasore fiscale. Facco aprirà il dibattito presso il Centro congressi Kursaal di piazza Brescia, alle 14.00 di sabato: «Il Movimento Libertario avanzerà una proposta concreta su Jesolo – spiega –. Un vademecum per la rivolta e la disobbedienza fiscale. Forti dell’idea che non esiste libertà politica senza libertà economica, affamare lo Stato è un dovere morale di qualsiasi indipendentista. Senza i soldi degli indipendentisti, il Leviatano crollerà un secondo dopo e sarà costretto a prendere atto che non è nostra intenzione pagare la crisi che ha creato, a discapito di chi produce da sempre benessere e ricchezza».
Ad osservare i lavori anche qualche leghista deluso, mentre, da lontano, i leader del partito di Bossi e Maroni, che rischia di scendere sotto il 3 per cento, già temono uno scavalcamento da destra, da sinistra e anche da sud.