«Siete pronte? Indossate il velo, sventolate una bandiera saudita, portatevi un cellulare, una patente internazionale e sopratutto un uomo per proteggervi, ove mai fosse necessario». Sono alcuni dei consigli contenuti nel vademecum che il gruppo saudita di “Women2drive” ha pubblicato sulla propria pagina di Facebook per le saudite che hanno partecipato, il 17 giugno, alla prima giornata di lotta per estendere il diritto di guida anche alla popolazione femminile in Arabia Saudita.
Una fatwa religiosa, infatti, vieta loro di guidare : la libertà di movimento, dice, potrebbe favorire le relazioni extraconiugali. «Potreste essere fermate dalla polizia e costrette a firmare una dichiarazione in cui vi pentite per il reato che avete appena compiuto e promettete che non lo farete mai più». Quattordici i consigli, che partono dal velo e arrivano all’invito a rispettare il codice stradale. In mezzo, raccomandazioni «a guidare in città e non in zone isolate», ad «avvertire i parenti e amici di quello che si sta facendo» e a «tenersi in contatto, via Twitter o Facebook con il gruppo promotore». Chi vuole «potrà filmare la propria impresa e mandarla su Youtube».
La polizia ha arrestato per una decina di giorni Manal al Sharif, una delle promotrici della protesta, che ha messo su Youtube un filmato che la ritrae al volante. La donna è stata liberata dopo aver chiesto perdono e aver fatto mea culpa. Nei giorni scorsi sono state fermate altre sei donne, mentre un sito di ultraconservatori islamici ha esortato gli uomini a dare la caccia alle guidatrici e a picchiarle. Un gruppo di movimenti per i diritti umani ha scritto al segretario di Stato americano Hillary Clinton per chiedere il suo appoggio: «Nell’ambito della Primavera Araba e dell’impegno degli Stati Uniti a sostenere i movimenti non violenti per la democrazia, è giunto il momento che l’amministrazione Obama dimostri il suo appoggio per i diritti delle donne saudite». In alcuni casi, le donne sono partite da casa con un cambio d’abito in macchina e l’occorrente per affrontare un’incarcerazione. «Una giornata storica per le donne di tutto il mondo» così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Sono tante le promesse che re Abdullah ha fatto alle donne del Regno, da sei anni a questa parte, senza che nessuna sia stata mantenuta: dal diritto a guidare un’automobile, fino alla possibilità di uscire di casa o di prendere decisioni senza un tutore di sesso maschile. Senza dimenticare il diritto di voto: sei anni fa, quando alle donne fu negata la possibilità di partecipare alle prime elezioni municipali del Regno saudita, la promessa fu che al successivo appuntamento elettorale anche loro sarebbero potute entrare nelle cabine elettorali. Il voto si terrà quest’anno, ma al momento non è stato ancora concesso alle donne il diritto di registrarsi alle liste. Secondo il leader della Cgil Camusso, «il coraggio e la determinazione delle donne saudite, che raccolgono l’impetuoso vento delle rivoluzioni della dignità dei paesi vicini, avrà la meglio sull’ottuso e retrogrado regime della monarchia saudita».