Vendere bambini per comprarsi casa (o un fucile)

Google Baby è un documentario realizzato nel 2009 dalla regista israeliana Zippi Brand Frank che racconta «come nascono i bambini ai tempi di Internet». In un momento in cui in Italia si discute di stepchild adoption, il documentario aiuta a farsi un’idea di quale mercato si agiti dietro le pratiche dell’utero in affitto: si prende uno spermatozoo qui, un ovulo là, una donna in un paese del Terzo Mondo. Si tenga presente che la regista ha una figlia nata con inseminazione artificiale e che oggi i “costi” della maternità surrogata sono diversi. Resta un documento prezioso per capire “come” si svolga il tutto: embrioni in valigia, menù di donatrici, poche fisime su aborto selettivo e committenti 57enni e single. Vale tutto ciò che si desidera, basta pagare. Anche se, poi, c’è sempre qualcosa che non si può comprare, come il dolore di quella madre indiana che dice, un attimo dopo il parto, «quando verrà il momento di consegnare il bambino farò finta di essere felice».

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