Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Direttore responsabile
Emanuele Boffi
«Magari adesso qualche gruppo che si batte per i diritti umani ci chiederà di rilasciarli». Parla con sarcasmo uno dei ribelli siriani appartenenti al gruppo Esercito dell’islam, la milizia che riunisce 50 gruppi armati e migliaia di combattenti ed è finanziata anche dall’Arabia Saudita. I terroristi hanno diffuso l’1 novembre un filmato nel quale vengono ripresi centinaia di civili chiusi in gabbie di ferro.
L’obiettivo è portarli nelle città controllate dai ribelli, e bombardate dal regime di Bashar al-Assad e dai russi, per usarli come scudi umani: «A Douma e Ghouta est la maggior parte dei civili era d’accordo. Questi cittadini sono alawiti e ufficiali dell’esercito. Li abbiamo messi nelle gabbie in modo tale che possano provare anche loro la nostra sofferenza ed essere come noi bombardati e uccisi dall’aviazione», spiega un ribelle nel filmato secondo la traduzione di Memri.
Tra i prigionieri ci sono anche donne e bambini: «Forse adesso qualche organizzazione che si batte per i diritti umani chiederà a noi di rilasciarli anche si sono macchiati di crimini contro l’umanità. Ma questi gruppi non hanno cercato di salvare noi a Ghouta est e Douma».
Nel video vengono anche intervistati alcuni prigionieri, che dalle loro gabbie chiedono al regime di non bombardare più le città perché altrimenti «anche noi moriremo con loro». Un detenuto aggiunge, riferendosi ai recenti bombardamenti ordinati dal presidente Vladimir Putin: «Siamo chiusi in oltre 100 gabbie. Dobbiamo cacciare il finto alleato russo per risolvere le cose tra di noi».
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