Terzo episodio di un saga comica di successo, aperta da Ti presento i miei (Roach, 2000) e proseguita con Mi presenti i tuoi (Roach, 2004). La stupidaggine del titolo italiano coglie in pieno lo spirito del film piuttosto vacuo e volgare. Gli sceneggiatori John Hamburg (I Love you, Man) e Larry Stuckey, viste già sparate tutte le cartucce nei primi, già deboli, episodi, la buttano nella farsa più scontata e volgare.
Gag con protagonisti animali (questa volta sarà un geco il protagonista assoluto), volgarità diffuse. Esemplare una sequenza che non sfigurerebbe nei tanto vituperati cinepanettoni: l’infermiere Greg che pratica un’iniezione sul pene del suocero; non mancano peti di peti e puzzette. La risata – quando scatta, cioè non sempre – è grassa e meccanica e la regia di Paul Weitz (About a Boy, American Dreamz) sembra essere regredita al primo American Pie. Poche le variazioni rispetto ai film precedenti: stessa commedia degli equivoci con personaggi sopra le righe e stessa sensazione acuita dalla presenza di De Niro, Hoffman e Barbra Streisand, fortunatamente questi due in un ruolo limitato – di assistere a un’esibizione vacua di ex grandi attori: e quando compare un invecchiatissimo Harvey Keitel sembra di essere finiti in un tragico ospizio per vecchie glorie.
Il personaggio più centrato e nel quale sembra di trovare la cattiveria di Weitz è quello di Kervin/Owen Wilson, santone pacifista, ecologista, politicamente correttissimo e davvero simpatico, molto più di Ben Stiller, meno efficace e divertente del solito. Per il resto, compresa la new entry Jessica Alba, si naviga a vista, in acque piattissime.