«Tramavano contro il governo legittimo», per questo sono stati arrestati dalla polizia di Nicolas Maduro. E stavolta a finire stritolati dal braccio repressivo del presidente venezuelano sono tre generali dell’aviazione militare, arrestati martedì notte. L’evento segna un ulteriore aumento di tensione nelle settimane della protesta contro il regime chavista dello Stato sudamericano, che fino a pochi giorni fa aveva fatto arresti e vittime solo tra politici dell’opposizione e giovani manifestanti. A dare notizia del fermo dei tre militari e del tentativo di golpe è stato lo stesso successore di Chávez, senza però svelare i nomi degli ufficiali.
L’OPPOSIZIONE IN CARCERE. Adesso c’è chi sostiene che l’annuncio di Maduro sia puramente tattico, immaginato allo scopo di innalzare il livello di allerta nei giorni in cui una delegazione dell’Unione Nazioni Sudamericane è a Caracas per cercare di risolvere la crisi. Altri osservatori, invece, credono che la notizia sia vera e che il fatto sia frutto delle divisioni che ormai spaccano anche il partito socialista e del bolivarismo, divisioni che si riflettono perfino in seno alle forze armate. Dalla sua, Maduro prosegue sulla linea dura verso i rappresentanti d’opposizione: dopo l’arresto di Leopoldo Lopez, avvenuto ormai un mese e mezzo fa, la scorsa settimana è toccato ai due sindaci Enzo Scarano e Daniel Ceballos, entrambi destituiti per non aver accolto l’ordine di smantellare le barricate dei manifestanti. Traballante è anche la posizione di Maria Corina Machado, cui è stato tolto l’incarico di parlamentare e con esso l’immunità: ieri è tornata dal Perù al Venezuela e si è temuto addirittura che potesse essere arrestata immediatamente all’arrivo in aeroporto.
UCCISA UNA DONNA INCINTA. Sul fronte opposto, i giovani non si arrendono e continuano a dimostrare contro Maduro, nonostante i numerosi morti provocati dagli scontri con le forze di sicurezza attorno alle guarimbas. Gli scontri dello scorso fine settimana hanno portato il numero di caduti a 36: l’ultima vittima si chiama Adriana Urquiola, aveva 28 anni ed era incinta da 5 mesi. Lavorava come interprete dei segni per la rete tv Venevision, che ha spiegato la dinamica della morte della sua giovane dipendente: la donna è stata colpita da un proiettile in maniera fortuita, mentre scendeva da un pullman nella città di Los Teques, stato di Miranda, bloccato da una barricata anti-governativa. A sparare, sarebbe stato un uomo armato che, attorno alle 19 di domenica, ha aperto il fuoco almeno 8 volte contro i manifestanti. Era un “difensore della rivoluzione”? O una cellula delle tante bande armate spedite dal governo a seminare il panico tra gli oppositori?