Opere già progettate e cantierabili in tempi brevi, ovviamente di interesse strategico per tutta la Valle di Susa, questi i requisiti che il gabinetto del presidente della Regione Roberto Cota ha stabilito dove indirizzare i 10 milioni di euro già stanziati dal Cipe per le cosiddette “compensazioni” per il Tav. La Regione, contemporaneamente, si sta anche attivando per far “lievitare” la cifra a 30 milioni, utilizzando fondi per le aree sottoutilizzate non ancora spesi dalla Regione e che necessità del “via libera” del Governo.
I filoni d’intervento sono quelli già richiamati nel Piano di sviluppo della Provincia (che data ormai qualche anno): difesa idrogeologica; infrastrutturazione ed energia; scuole ed ospedali; sostegno alle imprese locali.
Si parla di finanziare gli interventi per rendere le reti d’illuminazione pubblica a basso consumo (ed utilizzarme anche per migliorare la trasmissione dei dati e servizi come la videosorveglianza). Torna alla ribalta anche il progetto di una centrale a cippato a San Giorio. Tra i lavori previsti la messa in sicurezza idrogeologica di punti critici. Per la ristrutturazione delle stazioni, che in un primo tempo si riteneva da finanziarsi con questi fondi, la Regione pensa invece ad uno “stralcio” per avviarla con fondi propri.
Per le aree di cantiere (Susa e Chiomonte), per risolvere la questione dell’alloggiamento delle maestranze ed in prospettiva dare risposta al bisogno di recettività, l’ipotesi al vaglio è la riqualificazione parziale della caserma Henry e dell’intera caserma del Cascino in Susa, mentre a Chiomonte si potrebbe riadattare un albergo chiuso da tempo, che dopo l’impiego per alloggiare i lavoratori andrebbe in gestione ad un’associazione di genitori di ragazzi disabili che si occupa di turismo solidale in tutt’Italia (l’Anffas).
Per rinchiudere in uno slogan la filosofia degli interventi l’obiettivo è quello di dar vita ad una “smart valley”. Una Valle che, all’indomani della chiusura dei cantieri, possa ritrovarsi più sostenibile ed attrattiva.
L’idea è partire in tempi brevi, anche perché l’intenzione è aprire prima i cantieri di queste opere che quelli per la Torino-Lione.
La Regione immagina una concertazione diretta con i sindaci del territorio, escludendo la Comunità Montana in via di soppressione. Una scenario questo che lacera ancora più le amministrazioni valligiane: da un lato quelle aperte al dialogo, dall’altra quelle più inclini alle barricate contro il “treno veloce”.