Ci vorrà del tempo prima che Barack Obama digerisca la sentenza della Corte Suprema americana, che martedì ha bloccato l’applicazione del suo Piano energia pulita. Gli Stati Uniti hanno promesso di tagliare le emissioni inquinanti del 32 per cento entro il 2030 e il Piano introdotto dal presidente ad agosto stabilisce la road map per raggiungere l’obiettivo.
VIOLAZIONE DEI DIRITTI. Washington ha assegnato ad ogni Stato una quota di emissioni di Co2 da ridurre, mentre ha lasciato libertà su come effettuare i tagli. Ma 27 Stati si sono opposti in altrettante corti federali, sostenendo che l’imposizione dei tagli rappresenta una violazione dei loro diritti. La Corte Suprema ha deciso che fino a quando i casi pendenti non saranno risolti, il Piano non potrà essere applicato.
LA BATTAGLIA DI OBAMA. Obama non ha commentato la sentenza ma non è difficile immaginare i suoi sentimenti. Gli Stati Uniti sono il secondo paese più inquinante al mondo dopo la Cina, il primo se si considerano le emissioni pro capite. Il presidente degli Usa ha fatto della campagna climatica uno dei suoi cavalli di battaglia e ha messo la faccia sull’accordo raggiunto alla Conferenza sul clima dell’Onu che si è svolta a fine novembre a Parigi (Cop21).
ACCORDO NON VINCOLANTE. L’accordo è ambizioso (mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi rispetto a quella dell’epoca pre-industriale) ma le 195 nazioni che l’hanno sottoscritto hanno specificato che non sarebbe stato vincolante. Gli Stati Uniti, come già ricordato, hanno promesso di tagliare del 32 per cento le emissioni entro il 2030 e un dettagliato piano doveva essere presentato entro settembre. Ma la Corte Suprema ha bloccato tutto con la sua sentenza.
TUTTO INUTILE? Cosa succederà ora? L’America, almeno per ora, non rispetterà le promesse fatte a Parigi da Obama per combattere i cambiamenti climatici e nessuno potrà obiettare nulla, poiché l’accordo non è vincolante. Anche il paese più inquinante al mondo, la Cina, non sembra essere sulla buona strada nella riduzione delle emissioni. E senza l’impegno di Washington e Pechino l’accordo trovato a Parigi, già di per sé del tutto insufficiente, si rivelerà l’ennesimo buco nell’acqua.
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