Matteo Renzi ha ribadito domenica in un’intervista concessa ad Avvenire che il riconoscimento delle unioni civili, anche per le coppie di persone dello stesso sesso, «sta in un pacchetto che parte dalle riforme costituzionali» e ha promesso che il suo governo discuterà «su quella che ritengo essere una assoluta e corretta rappresentazione delle civil partnership, sul modello tedesco». Il premier giura che «sarà superato il ddl Cirinnà perché anche in questo campo vedremo una proposta ad hoc del governo, che è pronto a prendere una sua iniziativa». Ma le sue parole hanno fatto tutt’altro che mettere d’accordo la maggioranza, e ieri le divergenze di vedute fra Ncd e Pd sul tema “unioni gay” sono finalmente emerse in tutta la loro ampiezza.
IL DDL INSOSTENIBILE. Come spiega sempre Avvenire il senatore alfaniano Carlo Giovanardi «ha chiesto – in commissione Giustizia del Senato – la sospensione del dibattito sul testo Cirinnà rispetto al quale (come riportato in questo articolo da tempi.it) “anche il viceministro Enrico Costa ha sollevato seri problemi di costituzionalità”. Sospensione ritenuta “obbligata” da Giovanardi dopo l’annuncio del premier delle presentazione “in settembre di un disegno di legge sulla stessa materia”». Intanto, nel merito del ddl Cirinnà, il capogruppo al Senato di Ncd Maurizio Sacconi ha sollevato il nodo della sostenibilità del sistema previdenziale, «il cui “precario equilibrio” – spiega il quotidiano della Cei citando le obiezioni dell’ex ministro del Welfare – sarebbe messo in discussione “a partire dalla pensione di reversibilità che già oggi costa ogni anno oltre 40 miliardi”».
Contestazioni a cui il Pd replica con la consueta sperimentata argomentazione: sui diritti delle coppie gay, dicono i senatori democratici Cantini, Ginetti, Marcucci e Pezzopane, «siamo i soli nell’Europa a 28 a restare indietro».
I NO DEL MINISTRO. Ma due sonanti no – tanto al ddl Cirinnà quanto alle civil partership alla tedesca prefigurate dal premier – arrivano oggi anche da un esponente di peso dello stesso governo Renzi. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (Ncd) descrive oggi, ancora dalle colonne di Avvenire, la legge proposta dal Pd come «irricevibile » e sul modello tedesco annuncia che «non se ne parla, il premier dovrà capire. In Italia non ci sarà mai un matrimonio per coppie omosessuali». Perché secondo Lupi con il progetto del premier si realizzerebbe di fatto una «forma di “matrimonio-fotocopia”» alla quale il partito di Alfano «non è disponibile». Gli alleati del Pd nella maggioranza sono invece pronti a «individuare nel codice civile le carenze rispetto alle tutele di alcuni diritti individuali e a regolamentarli con maggiori tutele», niente di più, spiega Lupi.
PRIORITÀ A FAMIGLIA E COSTITUZIONE. «Già alla nascita del governo Renzi – continua il ministro delle Infrastrutture – come Ncd avevamo indicato la nostra disponibilità, ponendo paletti chiari: il contratto matrimoniale, riconosciuto dalla Costituzione, è solo quello tra uomo e donna; da ciò discendono la possibilità di adozione solo per marito e moglie e la reversibilità della pensione, paletto importante perché concorre a riconoscere la funzione sociale della famiglia. C’è un budget stretto e ci sono priorità». E la prima priorità per Lupi e gli alfaniani non sono certo le unioni gay ma «sostenere le famiglie», per esempio mettendo «in campo interventi per rafforzarne la funzione sociale, come la riproposizione del quoziente familiare o la defiscalizzazione dei soldi spesi per l’educazione e la formazione dei figli, o ancora gli incentivi e i premi per la natalità, come si fa in Francia. Il premier dovrà capire, non ci sono altre strade».