Mike Jeffries è l’amministratore delegato di Abercrombie, catena di abbigliamento nata in America che piace tanto anche agli europei. In questi giorni il suo nome è al centro di una bufera mediatica, scaturita da alcune righe contenute nel libro di Robin Lewis The New Rules of Retail (“Le nuove regole della vendita al dettaglio”). L’autore racconta alcuni retroscena del marchio americano, tra cui quella di non commercializzare abiti oltre la taglia L per le donne al fine di evitare che varchino la porta dei negozi persone grasse e quindi brutte. Gli uomini, invece, hanno a disposizione anche la taglia xxl forse perché, come spiega sornione Lewis, i ragazzi muscolosi sono ben accetti con tutta quella massa ben distribuita. Da qualche tempo Abercrombie ha aperto un punto vendita anche in Italia, in Corso Matteotti, dove siamo andati per capire cosa si nasconde all’interno del misterioso negozio.
FOTO. Fortunatamente è un qualsiasi giorno feriale con annesso cielo plumbeo e di ragazzi under 18 davanti ad Abercrombie ce ne sono pochi. Quindi, inaspettatamente, si entra con facilità. All’ingresso un aitante commesso senza maglietta è impegnato ad abbracciare ragazze e signore di una certa età che sorridono mentre dall’altra parte il marito scatta foto con l’iPhone. Il belloccio davanti alla porta sorride conscio della sua bellezza e i muscoli dei pettorali non fanno una piega, anzi rimangono tesi che neanche il Discobolo.
DISCOLABIRINTO. Due ragazzi di bell’aspetto sono davanti all’ingresso a guardia dell’uomo perfetto e brandiscono tra le mani un profumo che spruzzano addosso ai clienti non appena questi manifestano l’intenzione di entrare. Ma nessuno si scompone, l’obiettivo è scoprire cosa si cela dietro i tre modelli dotati di imbarazzanti infradito nere. Entrando è tutto più chiaro, o meglio scuro: sulle pareti è un trionfo di disegni che inneggiano al maschio Alfa palestrato. Tutto attorno è buio, forse per celare smagliature e brufoli, ma l’atmosfera ricorda molto da vicino una discoteca labirinto, per citare un noto pezzo musicale.
COME VA? Che sia un negozio di abbigliamento lo s’intuisce vagamente scorgendo delle flebili luci puntate su shorts, camicie a righe, felpe e giacche. I colori non si distinguono al primo colpo, ma pare che a nessuno interessi la questione. Sembra di essere dentro un sogno, ci sono tantissime persone che parlano tra di loro ma la musica è assordante e non si sente nulla. I commessi poi fanno tutto tranne che aiutare i clienti: ballano appoggiati alle ringhiere delle scale e salutano in inglese anche se sono italiani: «Hey Guys What’s Going On?». Tutto bene grazie e complimenti per le infradito. Nel bunker trasformato in negozio centinaia di ragazzi in piena pubertà scappano da una parte all’altra e le madri inforcano gli occhiali da lettura per ritrovarli in un buio che ricorda da vicino un blackout cittadino.
GITE SCOLASTICHE. Un’enorme statua al centro della tromba delle scale ricorda ai clienti che questo è il regno dell’uomo palestrato, sportivo, perfetto, ma guai a fotografarla: «Le foto si fanno solo ai muscoli veri, non a quelli finti», dice il commesso di colore di cui si scorge solo il bianco sorriso. La massa sale e scende dalle scale senza soluzione di continuità ed è tutto un tripudio di apparecchi e zainetti. «Ragazzi, tra dieci minuti si esce», urla a squarciagola una signora e immediata si alza la protesta della boss del gruppetto: «Ma no prof, come dieci minuti? C’è la fila al camerino, non posso tornare a casa senza un “pezzo” Abercrombie». Eh si, proprio non si può, ma dappertutto c’è fila, alle casse, nei camerini e, naturalmente al piano terra, dove il maschio alfa continua a mostrare indomito i pettorali, frutto di estenuanti sedute in palestra. Dopo trenta minuti di Purgatorio, alla disperata ricerca dell’uscita, la testa di un’alce fa capolino e tra le corna ha un pallone e un paio di rollerblade. Possibile? Forse c’era qualcosa di strano nel profumo che i guardiani del maschio alfa hanno spruzzato all’ingresso. Conviene incappucciarsi e allontanarsi velocemente verso l’uscita, alla fine del tunnel.