Per un attimo la proverbiale signorilità di Gino De Laurentiis e la spigliatezza tutta-denti di Antonella Clerici hanno ondeggiato. Quando Taribo West, muscolare frangiflutti del centrocampo interista, ha tirato fuori dalla borsa un catechismo-opera spirituale scritto di suo pugno e ha preso a magnificare la fondazione religiosa da lui creata, lo shock è stato troppo grande. Nessuno, fra i presentatori e gli spettatori di quella puntata marzolina di Domenica Sprint, immaginava che nelle profondità del mazzolatore nigeriano si celasse un’anima mistica. Non sarebbero rimasti tanto straniti se avessero avuto una qualche familiarità, diretta o indiretta, con quello che di questi giorni accade nelle grandi città dell’Africa nera: Lagos, Nairobi, Ibadan, Benin City, Douala, Kinshasa, Johannesburg, Soweto e le altre.
Un diluvio di sètte Anzichè indietreggiare sotto la pressione della secolarizzazione, dei modi di vita moderni, della visione scientista della realtà e del diluvio tecnologico, la “domanda religiosa” degli africani di ogni estrazione sociale ed economica, ma soprattutto di quelli inurbati, conosce un boom che nessuna “offerta” sembra in grado di placare. Dalle metropoli-baraccopoli sulle rive del Golfo di Guinea ai grattacieli immersi nelle bidonville sugli altopiani dell’Africa orientale e australe, la lista di denominazioni cristiane pentecostali e sètte varie è una gara a chi spara il nome più fantasioso: Celestial Church of Christ, Victory International Church, Christian Gospel Church, Bible Alive Ministries, Roger Bacon Temple, Redeemed Church. Ma i termini che ricorrono di più sono “power” (potere) e “miracle” (miracolo): Power Foundation Chapel, Holiness Power Assembly, Gospel Service Miracles: come and receive yours (Servizio evangelico miracoli: vieni e ricevi il tuo).
E’ lapalissiano: il boom mistico africano è centrato su una visione magico-miracolistica della religione, ed è direttamente proporzionale all’espansione della povertà, dell’insicurezza e dell’anomia culturale caratteristica dei processi di inurbamento sul continente nero. A Nairobi, per esempio, la proliferazione di sètte e denominazioni carismatiche e pentecostali afro-cristiane è direttamente proporzionale all’espansione urbana e alla precarietà con cui essa si compie. Nel 1973, quando la capitale del Kenya aveva 300 mila abitanti e le baraccopoli erano appena accennate, era documentata l’esistenza di 200 gruppi religiosi; oggi i residenti sono due milioni e mezzo, la metà di loro vive in luridi “slum” e le denominazioni, registrate e non registrate, sono diventate 1.221.
La mistica dei potenti Ma al misticismo, soprattutto nelle sue varianti più esoteriche, attingono a piene mani anche i potenti africani. Mathieu Kerekou, già presidente marxista-leninista del Benin che nel 1980 tenne Papa Wojtyla in visita nel paese per un’ora sotto il solleone all’aeroporto di Cotonou con un discorso ufficiale in cui spiegava cos’era il socialismo scientifico, oggi infarcisce discorsi pubblici e privati di invocazioni a Dio e di citazioni dalle Sacre Scritture, preferibilmente dall’Apocalisse. Afferma tranquillamente che “Quando avremo un governo mondiale, e il capo di quel governo si recherà a Gerusalemme, e sulla sua fronte apparirà il numero 666, allora sapremo che sono arrivati gli ultimi giorni del mondo, perché questa è la parola di Dio”. Alle fonti dei Rosacroce si abbeverano invece uomini come il presidente del Madagascar Didier Ratsiraka (educato in un collegio gesuita) e quello del Camerun Paul Biya. Il programma politico del primo, tornato al potere nel 1997, si assegna il modesto obiettivo di “riconciliare l’uomo con Dio, con i suoi simili e con la natura”. Testo base è sempre la Bibbia, la cui corretta esegesi permetterebbe agli uomini di risolvere le più spinose controversie internazionali: “Una corretta interpretazione dell’Antico Testamento chiarisce senza ombra di dubbio che la Terra Promessa da Dio agli ebrei non è la Palestina, ma la Patagonia”. Per un protetto dei francesi come Biya che si diletta di misteri egizi e di Cabala ebraica nel nome di Cagliostro, c’è un leader post-comunista che si lascia irretire dalle filosofie orientali: è il caso di Joaquim Chissano, presidente del Mozambico e leader del Frelimo socialista che liberò il paese dal giogo portoghese. Dai primi anni Novanta Chissano è seguace di “Meditazione Trascendentale”, il movimento religioso ed esoterico fondato dal guru indiano Maharashi Mahesh Yogi. Come si fa a sapere se una fede, una preghiera, una pratica esoterica, sono veramente efficaci? Qui entra in gioco il ruolo del fondatore-profeta: se il leader del nuovo culto è un uomo di successo, evidentemente benedetto da Dio con prosperità e potere, questo vuol dire che la sua “magia” funziona. E torniamo a Taribo West: giovane, forte e ricco. E’ evidente che gli dèi si compiacciono di lui. Dunque la sua religione è credibile. Quando il buon Taribo avrà appeso le scarpe al chiodo, non avrà nulla da temere per il suo futuro: invocherà la benedizione divina sui suoi seguaci stando seduto su uno scranno intarsiato, e li vedrà sciamare fuori dal tempio depositando le loro offerte nelle apposite cassette.