Nella catechesi di oggi all’Udienza generale Benedetto XVI ha parlato per la seconda volta di un santo, appartenente alla Compagnia di Gesù, che attraverso il catechismo e le sue opere, mai «in modo polemico o aggressivo», utilizza un’argomentazione ragionevole per illustrare in modo efficace la dottrina cattolica di fronte alla crisi aperta dalla Riforma protestante.
San Roberto Bellarmino nasce il 4 ottobre 1542 a Montepulciano, riceve una grande formazione teologica e diviene cardinale. Scrive diverse opere e un catechismo molto popolare. «Tuttavia – ha sottolineato il Papa – la sua eredità sta nel modo con cui concepì il suo lavoro. I gravosi uffici di governo non gli impedirono, infatti, di tendere quotidianamente verso la santità». Non smise mai di essere pastore («sono centinaia le omelie») e dai suoi scritti si evince come il primato sia assegnato più che «ai suoi sentimenti, agli insegnamenti del Signore». Per questo, ha detto il Papa, «san Bellarmino offre un modello di preghiera, anima di ogni attività: una preghiera che ascolta la Parola del Signore, che è appagata nel contemplarne la grandezza, che non si ripiega su se stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio».
Perciò il santo è quanto mai attuale. Lui che «vive nella fastosa e spesso malsana società dell’ultimo Cinquecento, da questa contemplazione ricava applicazioni pratiche… ad esempio indica come norma sicura del buon vivere, e anche del buon morire che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni». Quest’uomo ha sottolineato poi il Pontefice insegna «con l’esempio della vita che non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale». Per questo scrive negli esercizi spirituali: «Sei creato per la gloria di Dio e per la tua eterna salvezza. Questo è il tuo fine… avvenimenti prosperi o avversi, ricchezza o povertà, salute o malattia… sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio e alla tua felicità eterna, sono cattivi e da fuggire se la ostacolano».
Infine il Papa ha chiarito come queste parole non siano passate di moda ma ci ricordano «l’importanza di confidare nel Signore… di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui».