L’Ucraina si sveglia con la Crimea in rivolta. Stamattina sulla sede del parlamento nella regione orientale del paese, a maggioranza antigovernativa e filorussa, è stata issata una bandiera russa. A Leopoli, città della regione che si affaccia sul mar Nero è di stanza la flotta militare russa, ora si osserva quanto accadrà, nel timore di un intervento armato di Mosca, espresso anche dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen: «Esorto la Russia a non intraprendere alcuna azione che possa aumentare la tensione o creare incomprensioni».
L’INSURREZIONE. In realtà ad issare la bandiera sul parlamento è stato solo un piccolo manipolo di uomini, 30 persone che si sono introdotti nel palazzo a Sinferopoli, la capitale della regione, abbigliati con tute mimetiche e nasti arancione e nero, un simbolo usato dall’esercito sovietico dopo la vittoria della seconda guerra mondiale. Gli uomini sono però armati, e sono entrati proprio sparando ai vetri di ingresso. Ad un giornalista che si avvicinava per chiedere loro chi fossero hanno urlato “Crimea è Russia!” e hanno poi lanciato una granata. L’agenzia stampa del parlamento della Crimea fa sapere che «Non sembravano volontari o amatori, erano professionisti. Si è trattato chiaramente di un’operazione ben organizzata». Gli uomini rimangono all’interno del parlamento, rifiutano qualsiasi trattativa, forse sono aumentati numericamente (qualche testimone parla di 50-60 persone nelle ultime ore) e chiedono un referendum per la secessione della Crimea.
ALTA TENSIONE. Il ministro dell’Intero ucraino, fresco di nomina popolare a piazza Maidan, Arsen Avakov ha messo in allerta le forze dell’ordine, «per fronteggiare lo sviluppo di azioni estremiste» ed evitare bagni di sangue nella città. Come primo atto le forze di poliza hanno bloccato tutto il quartiere intorno al parlamento. Kiev resta in allerta anche rispetto alle eventuali mosse di Mosca, e il capo del parlamento Aleksandr Turcinov ha fatto sapere «Qualsiasi movimento dei militari della flotta russa del Mar Nero in Crimea, fuori delle zone prestabilite dagli accordi bilaterali, sarà valutato come aggressione».