«Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) è sempre più pericoloso per il futuro della Siria», per questo «dopo che Assad lascerà il potere saremo pronti ad unirci all’esercito regolare siriano per combattere Al Qaeda». Queste parole inedite, pronunciate dal capo militare dei ribelli Salim Idriss al Washington Post, hanno causato confusione e rabbia nell’opposizione al regime.
RIBELLI CAMBIANO LINEA? Nonostante Idriss abbia specificato che la condizione è che Assad lasci il potere, l’idea che i ribelli si uniscano all’esercito contro cui attualmente combattono è un cambio di linea notevole. La ragione di questa presa di posizione sta nella crescente forza nel paese dell’Isil, brigata legata ad Al Qaeda e «composta da circa 5.500 combattenti stranieri e 20 mila guerriglieri» che «sta cercando di prendere il pieno controllo di tutte le aree liberate».
La milizia legata ad Al Qaeda è la più potente e meglio armata in Siria e combatte tanto l’esercito dei «cani di Assad» quanto gli «infedeli», tra cui oltre ai cristiani ci sono anche i ribelli dell’Esercito libero siriano di Idriss, colpevoli di volere la democrazia e non «il califfato islamico». I ribelli sono stati attaccati dai terroristi islamici a più riprese e hanno quasi sempre dovuto cedere il campo.
L’IPOTESI USA. Ma le novità in seno ai ribelli non sono niente in confronto a quelle prospettate dal New York Times (Nyt) e che riguardano Barack Obama. Poiché la Siria è stata presa dagli estremisti islamici come punto di partenza per il ritorno al «Grande califfato» e dai terroristi come passaggio obbligato per poi attaccare l’Occidente, anche gli Stati Uniti potrebbero cambiare tattica e ricucire i rapporti con Damasco. Secondo il quotidiano, gli Usa rischiano sempre di più di subire un attentato terroristico, soprattutto perché a combattere per la causa islamista in Siria ci sono anche tanti occidentali e americani.
La svolta che Obama potrebbe intraprendere è stata riassunta al Nyt da Ryan Crocker, veterano che ha svolto il suo ruolo da diplomatico in Siria, Iraq e Afghanistan: «Abbiamo bisogno di tornare a parlare con il regime di Assad. Dovremo farlo molto, molto silenziosamente ma per quanto Assad possa essere considerato un male, non sarà mai peggio dei militanti che prenderebbero il potere al suo posto».
AVANZA IL TERRORISMO. Secondo il Nyt, che cita fonti bene informate, «non è ancora chiaro se e quando la Casa Bianca farà un cambio così netto di approccio dopo anni passati a sostenere l’opposizione siriana e a chiedere la cacciata di Assad. Certamente, l’operazione richiederà negoziati delicati con gli alleati mediorientali, che appoggiano i ribelli siriani, come l’Arabia Saudita».
A convincere l’entourage di Obama, se non il presidente stesso, sempre secondo il Nyt, ci sarebbe la crescente forza del terrorismo islamico, che oltre ad attirare tanti occidentali, guadagna terreno in Libia, Mali, Nigeria, Yemen, Egitto, Tunisia e Iraq.