Trent’anni fa un Scott Elliot Fahlman, professore di informatica della Carnegie Mellon University, inviava un messaggio su un forum online per proporre l’utilizzo delle faccine. I suoi colleghi parvero non capire l’importanza di quello strano insieme di punti, trattini e parentesi – ne inviò due una per indicare la spensieratezza :-), l’altra la tristezza 🙁 – e cominciarono a proporre delle alternative, ma ormai la strada era segnata. Ora, trent’anni dopo, il prof. Falham ha probabilmente stappato una bottiglia di spumante alla sua salute, ridendo tra sè e sè e pensando che se la Microsoft non avesse messo in piedi una lunghissima ricerca per risalire al primo messaggio con una faccina al suo interno, il suo nome e la sua “scoperta” sarebbero rimaste sconosciute ai più per sempre e lui non avrebbe dovuto destreggiarsi tra foto su Vogue e interviste a mezzo mondo.
EMOTICON PER TUTTI. Il 19 settembre 1982 il nostro modo di comunicare ha subito questa piccola rivoluzione a cui tutti, ciclicamente, abbiamo tentanto di sottrarci ma non ci siamo riusciti. E le faccine sono diventate Emoticon, oggi ne esistono centinaia e volendo potremmo comunicare anche solo usandole. Che sia via mail, Sms, Facebook, Twitter o WhatsApp (il regno incontrastato degli emoticon), le faccine sono diventate l’unico modo utile e veloce per far capire ai nostri interlocutori il tono della conversazione dato che, quando si scrive, è molto difficile trasmettere le intenzioni del nostro messaggio e il fraintendimento è dietro l’angolo.
UNA FACCINA VI SALVERA’. La fidanzata accetterà di sicuro molto più volentieri le vostre scuse per un appuntamento annullato se accompagnerete un mazzo di fiori stilizzato e un sorriso al vostro messaggio costernato e vostra madre sarà sicuramente più felice se le scriverete “Tutto ok”, con un bel pollice in su, anche se lo state facendo contro voglia (praticamente così 🙁 ). Per non parlare degli amici di Facebook, a cui è sempre meglio mandare un cuoricino <3, così tanto per fargli sentire il nostro affetto anche in formato social. Insomma, il prof Falham non ci ha di certo cambiato la vita, ma almeno ci ha permesso di sorridere in qualsiasi momento solo utilizzando una tastiera qwerty, anche quando non ne abbiamo nessuna voglia.