Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Stavolta scartiamo, nel senso di togliere la carta, due caramelle. Una dolce, l’altra lievemente inacidita.
1. L’intervista di Francesco a Dominique Wolton ha fatto parlare di sé soprattutto per i sei mesi in cui l’allora padre Bergoglio, 42enne, consegnò “alcune cose” irrisolte alla psicanalista ebrea per farsi aiutare. E capiamo che ne trasse beneficio anche lei, al punto di chiamarlo al suo capezzale di moribonda. Boris Godunov, contadino russo rivoltoso, ha trovato consolazione altrove. Tra le pagine ce n’è una che riguarda “La classe media”. Non intendendo una categoria sociale, ma i cristiani che non sono chiamati a missioni epiche, ma alla semplicità. Dice Francesco: «C’è così tanta santità (nel popolo cristiano). C’è una parola che voglio utilizzare nella Chiesa d’oggi, nel senso della santità della vita quotidiana… E questa è un’esperienza personale… Quando parlo di questa santità ordinaria, che un’altra volta ho chiamato la “classe media” della santità… Lei sa che cosa mi evoca questo? L’Angelus di Millet. Questo mi sale nell’animo. La semplicità di quei due contadini che pregano. Un popolo che prega, un popolo che pecca, e poi si pente». Andrej Siniavskij offrì questo “pensiero improvviso” molto russo: «Prima di impugnare il cucchiaio, l’antico contadino cominciava col farsi il segno della Croce e con questo solo gesto riflesso si legava alla terra e al cielo, al passato e al futuro». E Péguy aveva slanci potentissimi e li attribuiva sì a santa Giovanna d’Arco, ma alla virtù della speranza che sta in basso. Invito a una lettura sul tema: Charles Péguy, Cristiano della comune specie. In difesa della fede dei semplici (Cantagalli, a cura di P. Colognesi, euro 14).
2. Giulio Tremonti è un genio, l’ho scritto proprio qui. Qualche volta però Omero dorme. Così in una intervista a Pietro Senaldi di Libero, tra le molte perle originali, infila nella collana una pietra falsa. Lo fa per ragioni di propaganda, credo, e per far risaltare di più il “Rinascimento”, che è il nome del nuovo partito o quel che sia da lui fondato con Vittorio Sgarbi. Dice: «Il Rinascimento fu un fiotto di vita contro la tirannide e i pregiudizi. Una risposta di libertà e pensiero all’oscurantismo del Medio Evo». Che delusione, che banalità. L’oscurantismo del Medio Evo? Francesco d’Assisi, Dante, Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, i Comuni, la Lega Lombarda, Federico II… Anzi, basta una parola: le cattedrali! Oscurantiste? Il Rinascimento fu magnifico per le arti, ma coincise con il secolo peggiore per la vita quotidiana del popolo italiano: il Cinquecento.
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