Gli occhi delle telecamere stasera saranno tutti su loro due: José Mourinho e Pep Guardiola. Praga, ore 20.45, la Supercoppa Europea stasera sarà l’ennesimo palcoscenico che metterà contro i due tecnici più in vista del calcio del Vecchio Continente dopo il ritiro di Sir Alex Ferguson. Passa in secondo piano il valore calcistico della sfida tra Chelsea e Bayern: quella tra inglesi e tedeschi è una rivincita della finale di Champions del 2012, ma prima di tutto è il riproporsi di un incrocio in panchina, quello tra lo Pep e lo Special One, che manca dal 21 aprile 2012, giorno in cui il Real batté il Barcellona per 2-1 e lanciò la sua campagna trionfale verso la conquista della Liga.
GLI IMBUCATI. È lo strano turbinìo di titoli, appelli e prime pagine: stasera in campo ci vanno loro due, Guardiola e Mourinho, non le loro due squadre. Questo sebbene i due tecnici su quelle panchine si siano seduti solamente quest’estate e sebbene nessuno dei due abbia fatto nulla per essere lì stasera. I successi in Europa League e Champions appartengono infatti ad un’altra epoca, quella di Benitez a Londra ed Heynckes a Monaco: ai nuovi tecnici spetta il ruolo di “imbucati” in una finale ereditata dal recente passato. Ma la presenza di Pep e Mou basta e avanza per ravvivare questo trofeo, spesso anonimo e in sordina, ancora troppo estivo per non essere considerato calcio d’agosto, e troppo precoce per essere avere il valore che spetta ad una grande coppa europea, sebbene la Supercoppa è tale a tutti gli effetti. Le squadre la giocano per dovere: se vinci sei felice, ma se perdi poco male. Per i tifosi è poco più che un’amichevole: avete mai visto caroselli in città ad accogliere il club che tornava con la Supercoppa tra le mani?
LA COPPA SI FA ITINERANTE. Da quest’anno la coppa torna a girare: si vola a Praga, prima città scelta per ospitare la finale del trofeo, itinerante come già accade per le finali di Europa League e Champions. Comprensibile come scelta, dato che in questi 15 anni la Supercoppa ha sempre trovato casa a Monaco, Stadio Louis II, arena che però conta poco più di 18mila posti a sedere, mai riempiti del tutto in queste occasioni. La Uefa spera di poter avvicinare il trofeo a palcoscenici dove la Champions non sempre è di casa: tra un anno toccherà a Cardiff, poi a Tbilisi. S’insegue il sold out così, nella speranza che il trofeo riesca trovare un po’ più di verve.
COMPITO DURO PER TUTTI E DUE. A dare la scossa ci sono riusciti quindi Mourinho e Guardiola. Le loro dichiarazioni sono state ridotte all’osso, senza troppe frecciate o riferimenti al passato. Ma Mou non ha retto ieri quando in conferenza stampa gli è stato detto di aver vinto solo 3 dei 15 confronti con il rivale catalano: «Sono statistiche sbagliate. Andate a vedere cosa è successo nella semifinale di Champions con l’Inter. Ho vinto la Coppa di Spagna a Valencia contro di lui, ho vinto la Supercoppa di Spagna, ho vinto la Liga vincendo la sfida decisiva per il titolo a Barcellona. State sbagliando di grosso».
Chi sbaglia a conteggiare in realtà è lui, perché nomina un match in cui Guardiola aveva già ceduto il posto a Vilanova, ma poco importa. Perché Mou a Praga ci arriva con una mission tanto diversa quanto simile rispetto al rivale: deve riscattarsi dall’ultima annata amara a Madrid, e per farlo ha scelto di tornare sulla difficile panchina del Chelsea, che ancora scotta delle vittorie di Benitez. È compito arduo quanto lo è quello di Guardiola, che dopo un anno sabbatico guiderà il club più forte del mondo, ancor più forte dopo gli arrivi di Gotze e Thiago Alcantara, una squadra perfetta e cinica cui sarà chiesto di vincere ancora meglio. A partire da stasera, in una Supercoppa che mendica appeal, spettacolo e tifosi.