È difficile pensare che un’esistenza costellata da prove e abusi abbia prodotto un’opera che ha salvato oltre un milione di bambini. Ma la vita di Christina Noble dimostra che se al male non si accumula male, accade l’opposto: quando il chicco di grano muore può dare molto frutto. Quella di Christina, che i bambini chiamano “mama Tina”, è una storia di redenzione che il produttore Stephen Bradley e sua moglie, l’attrice Deirdre O’Kane, hanno raccontato nel film Noble uscito all’inizio del mese negli Stati uniti.
EPPURE CANTA. Nata il 23 dicembre del 1944 in una famiglia dei quartieri poveri di Dublino, Christina passò i suoi primi anni di vita in casa con la madre malata e il padre alcolizzato: «Rimase leso in seguito a un incontro di box, per cui aveva un suono permanente nelle orecchie. Di conseguenza cominciò a bere», ha spiegato Christina all’Irish America. Così, quando lei aveva dieci anni e la madre morì, con i fratelli fu mandata in orfanotrofio. I ragazzi furono separati, e ognuno di loro pensò di essere rimasto solo al mondo.
Ma Christina non riuscì a resistere a lungo e, dopo quattro anni scappò, preferendo vivere come una vagabonda in un parco della città. Qui fu stuprata da un delinquente e rimase incinta. Riportata in istituto, fu costretta a dare il figlio in adozione. Eppure Christina canta sempre, anche mentre racconta la sua storia, ricordando i tempi in cui suonava per raccogliere soldi e mantenere la sua famiglia. «In ogni posto in cui vado – ha continuato – trovo sempre qualcuno che si unisce a cantare con me».
UNA CHIAMATA. La forza di Christina fu la fede: «Piangevo al pensiero che Gesù fosse morto in Croce. Amavo Dio e Gesù così tanto. E li amo ancora». Divenuta maggiorenne la ragazza si sposò con un uomo da cui ebbe tre figli. Ma invece che una nuova vita, Christina fu costretta a vivere l’incubo di nuovi abusi, questa volta per mano del marito. Eppure, anche se lo scoprirà solo più tardi, proprio in quegli anni comincerà la sua redenzione.
Nel 1971, all’età di 27 anni Christina fece un sogno: «Bambini nudi correvano per una strada sporca, scappando da una bomba al napalm. Il terreno sotto i piedi dei bambini era rotto e frantumato e i bambini mi raggiungevano. Una delle bambine aveva uno sguardo nei suoi occhi con cui mi implorava di essere salvata. Sopra i bambini c’era una luce bianca e la parola “Vietnam”». Ma fu solo nel 1989, quando all’età di 44 anni dovette separarsi dal marito a causa delle violenze, che decise di andare a visitare il paese asiatico. «Tutto quello che avevo fatto fino ad allora lo avevo fatto per i bambini», ha sottolineato Christina, ma sulle strade del Vietnam capì che era chiamata a qualcosa di più: «Quei bambini avevano bisogno di me».
SI COMINCIA DA UNA GOCCIA. Fra gli amici ci fu anche chi cercò di frenarla, dicendole che quello che voleva fare era solo una goccia in un oceano, e invece lei rispose: «Ma è solo l’inizio». Quell’intuizione le bastò per combattere contro l’illegalità dilagante, gli impedimenti burocratici, la non conoscenza della lingua, portandola a costruire scuole, ricoveri, centri medici e altri servizi che oggi fanno parte della Christina Noble Children’s Fundation, istituita nel 1997. Così Christina, curando ed educando, ha dato speranza a milioni di vietnamiti e ora anche ai bambini della Mongolia, dove ha lavorato a decine di gradi sotto zero e fra le bombe a grappolo nella giungla.
«È POSSIBILE PER TUTTI». Christina è descritta da quanti la incontrano buona e accogliente, ma lei ci tiene a dire che anche se «ho un carattere facile, quando vedo qualcosa di ingiusto mi arrabbio. E faccio qualcosa». Nel film si capisce la tempra dai dialoghi di Christina con il Crocifisso, che supplica di fronte alle difficoltà. E dalla tenacia che usa per ottenere tutto quello di cui ha bisogno per difendere i suoi bambini.
«È una guerriera il cui spirito non si è mai rotto», ha spiegato l’attrice O’Kane che la interpreta nel film. «Ha realizzato cose incredibili», ma il bello è che «ci mostra come possiamo farlo anche noi». Se le chiedi come ha fatto a costruire un’opera di tali dimensioni, spiega: «Me lo chiedono sempre, ho una grande squadra intorno a me. Sei buono a seconda di quanto lo è il tuo team». Ma quando arrivò non c’era nessun team ad aspettarla. Per questo Bradley e O’Kane hanno deciso di fare un film su di lei e «per le persone che si giudicano sfortunate. Christina aveva 44 anni quando è cambiata. Molti pensano che la loro strada sia ormai realizzata quando arrivano a quell’età, mente per lei fu solo l’inizio». Christina continua a lottare, convinta che nel mondo «nessun bambino è al sicuro» e «l’unico modo in cui si possono cambiare le cose è che le persone ordinarie si alzino in piedi insieme e dicano di battersi per i diritti dei bambini».
Foto da Facebook