Aiutare i bambini a superare l’orrore. È questo il lavoro che l’Unicef sta cercando di fare sulle rive del lago Ciad, in Niger, dove sono accampate ormai più di 150 mila persone, scappate dalla Nigeria e dagli stermini di Boko Haram. Per raggiungere il suo obiettivo, l’Unicef ha fornito ai bambini un pezzo di carta e delle matite, per disegnare e raccontare con le loro parole quanto hanno visto. Riportiamo di seguito alcuni di questi disegni, descritti dai bambini nigeriani.
Abba (bambino di 10 anni): «Ho visto un papà a cui hanno tagliato la testa. Poi ho visto dei negozi bruciati, mentre Boko Haram continuava a sparare contro chi fuggiva. A un certo punto, degli aerei sono arrivati e hanno gettato del fuoco vicino a loro. Noi siamo rimasti stretti in un angolo 5 giorni prima di poter fuggire di notte».
Aicha (bambina di 9 anni): «Eravamo a scuola quando sono arrivati. I nostri insegnanti ci hanno detto di uscire e correre. Abbiamo cominciato a correre fino a casa dove ci siamo nascosti sotto il letto. Hanno ucciso mio fratello maggiore e ci hanno detto di non scappare perché compivano il lavoro di Allah».
Amina (bambina di 6 anni): «Ho visto dei cadaveri per terra, fiamme dappertutto. Una testa con sangue dappertutto. Degli animali scappavano e piangevano…».
Fanna (bambina di 8 anni): «Hanno ucciso due persone in casa nostra. Sulla strada hanno sparato a tre persone. Ho avuto molta paura. C’erano molti negozi bruciati».
Ousmane (bambino di 9 anni): «Abbiamo sentito degli spari per tutta la mattina. All’inizio, abbiamo pensato fossero militari che provavano le loro armi. Poi però abbiamo visto della gente scappare e anche noi siamo fuggiti. Ho visto negozi bruciati, ho visto qualcuno sgozzato. I ribelli sparavano su quelli che cadevano…».