La massima autorità teologica sunnita, l’imam dell’università di al Azhar al Cairo, ha chiesto alla Siria di mettere fine allo “spargimento di sangue” ritenendo che la situazione “abbia superato ogni limite”. “Al-Azhar ha pazientato a lungo ed evitato di parlare della situazione in Siria per la sua sensibilità” ha dichiarato l’imam Ahmed al Tayyeb, in un comunicato diffuso dall’agenzia egiziana Mena. Ma la “situazione ha passato ogni limite e non c’è altra soluzione che mettere fine a questa tragedia araba e islamica”.
Neanche oggi si sono fermati gli scontri in Siria. Due donne e due bambini sono stati uccisi dall’esercito siriano che ha intensificato le proprie operazioni a Deir al Zour, nell’est della Siria, per il secondo giorno consecutivo. Lo denunciano gli attivisti, sottolineando che circa 1.500 persone sono state arrestate ad Hama. A Deir al Zour, in un assalto militare messo in atto domenica sono morte almeno 50 persone. Un’altra donna è stata uccisa oggi nel quartiere di al Joura, dove sono state arrestate 34 persone. Testimoni hanno raccontato all’Osservatorio siriano per i diritti umani che i soldati hanno anche dato fuoco alle biciclette utilizzate dai cittadini per muoversi nella zona.
Dopo gli scontri odierni e di domenica Arabia Saudita, Kuwait e Bahrein hanno deciso di richiamare in patria i propri ambasciatori in Siria. Kuwait e Arabia Saudita avevano firmato sabato scorso assieme a Oman, Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti (tutti membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, Ccg) un documento in cui chiedevano la cessazione della repressione militar-poliziesca decisa da Damasco delle proteste popolari anti-regime in corso da quasi cinque mesi in Siria.
Riad ha richiamato ieri notte il suo ambasciatore, Kuwait e Bahrein l’hanno fatto in giornata. «Abbiamo deciso di richiamare in patria il nostro ambasciatore a Damasco per consultazioni». E’ quanto ha annunciato il ministro degli Esteri del Bahrein, Khalid bin Ahmed al Khalifa, alla tv satellitare al Arabiya.
Sono 7.292 i cittadini siriani fuggiti dalle violenze in corso nel paese e che hanno trovato rifugio in Turchia. Lo riferisce con un comunicato il dipartimento per l’emergenza dell’ufficio del primo ministro. Secondo quanto rilanciato dall’agenzia di stampa Anadolu, inoltre, 35 cittadini siriani sono tornati in patria nella notte tra il 7 e l’8 agosto. Dall’inizio della crisi siriana, a metà marzo, sono 16.286 i rifugiati che hanno cercato riparo in Turchia, di cui 8.994 hanno fatto rientro nel loro Paese.