Kostas Tsapogas è un ex giornalista del quotidiano greco Eleftherotypia. Ventitré anni di lavoro nella stessa testata assieme a sua moglie, che lavorato con lui per diciassette anni. Poi arriva la crisi e nel dicembre del 2011 il giornale è costretto a chiudere, dopo cinque mesi di agonia in cui i giornalisti non percepiscono stipendio. Kostas e la moglie vanno avanti senza uno stipendio fisso da diciotto mesi, vivendo giorno per giorno ed è il giornalista stesso a raccontarlo in un articolo scritto per il New York Times. Le prospettive per il futuro non sono certo rosee, con la disoccupazione al 26 per cento e un altissima percentuale di giornalisti senza lavoro.
CRISI. «La nostra storia è la stessa di molti greci, anche se ci sono molte persone che se la passano peggio, poche altre meglio. Tantissimi greci stanno lottando per mangiar, riscaldare le loro case e mantenere una parvenza di normalità, stiamo lottando perché la nostra dignità rimanga intatta e per evitare che la depressione prenda il sopravvento sulla nostra nazione». Kostas continua il suo racconto ritenendosi fortunato perché suo figlio è riuscito ad andare via dalla Grecia e a trovare un posto come ingegnere in Scozia, anche se il rammarico per la la fuga di cervelli è enorme: «stiamo perdendo una generazione di laureati altamente qualificati». I suoi genitori vivono con una pensione dimezzata e aiutano Kostas e la moglie come possono, come fanno molte altre famiglie che sopperiscono così alle politiche inefficaci di assistenza sociale.
CASA. La voglia di lavorare è rimasta intatta e, dopo il licenziamento, i due coniugi hanno tentato di trovare un nuovo lavoro. Con alcuni ex colleghi hanno cercato di mettere in piedi un giornale digitale ma, a pochi giorni dal lancio, il principale investitore ha fatto marcia indietro e non se l’è sentita di continuare. La moglie di Kostas riesce a guadagnare qualcosa come cuoca e insieme stanno studiando un modo per riuscire a esportare prodotti agricoli greci. Il loro status di famiglia benestante nell’epoca pre crisi gli ha anche permesso di riuscire a ricavare qualcosa dalla vendita della casa in campagna («il 20 per cento in meno del suo valore totale»), che gli permetterà di andare avanti qualche mese.
RISCALDAMENTO. Uno dei problemi più gravi con cui deve fare i conti la Grecia è la mancanza di soldi necessari per pagare il riscaldamento, il cui prezzo è salito alle stelle, a causa dell’eliminazione da parte del governo dell’agevolazione sul combustibile. I coniugi Tsapogas hanno un giardino da cui riescono a ricavare la legna necessaria da ardere in casa. Hanno tagliato anche l’albero che il nonno di Kostas aveva piantato nel giardino quando lui era nato, cinquantasette anni prima. Ma questa rinuncia malinconica non è niente in confronto alla corsa selvaggia al legno che sta interessando tutta la nazione. I fumi che si levano su tutta Atene inquinano pesantemente l’aria ed è in atto una vera e propria deforestazione. «Noi crediamo però che il pericolo più grane derivi dal soccombere alla depressione. Noi lottiamo tutti i giorni per non lasciarsi sopraffare. Saremmo felici di ricominciare, ma da dove?». Il lavoro non c’è, avere un prestito dalle banche pura utopia ma, come Kostas non si abbatte: «Vogliamo disperatamente credere che la situazione non sia permanente, come permanente non è la nuvola di fumo sul cielo invernale di Atene. Arriverà la primavera».