Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Poi i lettori interisti si lamentano che io ce l’ho con l’Inter. E qualcuno minaccia di non acquistare più Tempi, come se il valore di un giornale si giudicasse con il metro del tifo. Mannaggia non si fa, non si ragiona così e poi io non ce l’ho con l’Inter, ma come vi è venuta questa idea? Io sono cresciuto negli anni Sessanta, mi ricordo quando rincorsi Aristide Guarneri sul Lungomare di Rapallo per chiedergli un autografo. Io non ce l’ho con l’Inter, io, a differenza di molti di quelli che non vogliono più comprare Tempi perché prendo in giro quella che Brera chiamava la Beneamata, ero lì, incollato alla radio mentre il Borussia triturava Mazzola e compagni a Moenchengladbach (7-1, la lattina). Io mi ricordo il titolo che fece Tuttosport quando l’Inter si qualificò – dopo la ripetizione di andata e ritorno: “Bordon-Mazzola, un muro a Berlino”. Io che ero amico di Giacinto Facchetti e sentivo quasi tutti i giorni Peppino Prisco. Io che ero a Madrid il giorno del Triplete e ho scritto un grandissimo articolo su Massimo Moratti. E voi dite che io ce l’ho con l’Inter. Beh, un po’ ce l’ho, compagni e amici interisti, ogni volta che vorrei scrivere qualcosa di bello sull’Inter, essa fa di tutto per danneggiarmi.
Cioè, scusate, ma come faccio a non avercela con l’Inter? Come faccio a non stare nero che più nero non si può, io che dico sempre che l’Inter è il Genoa dei ricchi e il Genoa è l’Inter dei poveri? Io che sento una vicinanza, eppure devo assistere a tutto questo: nelle ultime due giornate avete mollato tre punti al Doria e tre al Crotone. Cioè al nemico numero 1 e alla squadra che può coinvolgere il Grifo in un finale di campionato da incubo. Eh sì, ce l’ho con l’Inter, belin.