Un bambino, nato in una mangiatoia, è il Re dell’universo, «come affermano i Magi venuti dall’Oriente, sconcertando i potenti di turno». Nel giorno della solennità dell’Epifania, il cardinale di Milano Angelo Scola ha paragonato il percorso dei Magi a quello che ogni uomo è chiamato a fare di fronte all’irruzione pacifica di Cristo nella storia.
SEGNO DI CONTRADDIZIONE. «Già dall’inizio, dalla sua nascita, Matteo mette in evidenza il destino di questo Re singolare, quello di essere segno di contraddizione fino a dividere le coscienze. L’evangelista lo fa intendere in modo paradossale e drammatico contrapponendo l’apertura di questi sapienti pagani, venuti da oriente per adorare il Bambino, alla paura di Erode e di tutta Gerusalemme per questa inopportuna, fastidiosa e preoccupante novità. Da subito «la regalità di Gesù e la sua passione vanno insieme» (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, p 120). L’attuazione dell’universalità domanda ad un tempo che Gesù Cristo sia il cuore dell’uomo ed il cuore del mondo. Per questo siamo viaggiatori della storia».
Giotto, Adorazione dei Magi (1303-1305 circa), Padova, Cappella degli ScrovegniLA CONVERSIONE OGNI GIORNO. Scola definisce i Magi, «pellegrini dell’Assoluto», «figura della nostra libertà che tende al suo compimento, senza fermarsi davanti ad ostacoli o fatiche. Neppure la più impegnativa: quella che San Paolo chiama metanoia, cioè la conversione profonda della mente e del cuore». «In questo lavoro di conversione – ha detto ancora il cardinale – veniamo coinvolti in prima persona, da protagonisti. A questa impresa, personale e comunitaria, siamo sempre più provocati dall’affascinante ma delicato contesto storico che ci è dato di vivere. Infatti le radicali trasformazioni in atto nella sfera affettiva non meno che in quella culturale, sociale, politica ed economica, ci impongono di assumere ogni giorno uno stile di vita che salvi tutta la persona (anima e corpo) in tutte sue relazioni costitutive (con sé, con gli altri e con Dio)».
L’INTERCESSIONE DI MARIA. «Come i Magi, ha concluso l’arcivescovo, anche noi oggi “abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Vangelo, Mt 2,2). Chiediamo a Colei che è Sua e nostra Madre, di donarci occhi semplici e un cuore grande nell’amare, per riconoscere, come fecero loro, i segni della Sua presenza».
Nel corso della celebrazione Scola ha letto la dichiarazione di Venerabilità di papa Paolo VI, promulgata da Sua Santità Benedetto XVI lo scorso 20 dicembre. L’intera omelia si può scaricare dal sito del cardinale.