I figli sono della coppia che li ha concepiti o di quella che li ha fatti nascere? È questo il grande interrogativo che domina il dibattito suscitato dalla scoperta dello scambio di embrioni avvenuto accidentalmente nel dicembre scorso all’ospedale Pertini di Roma. Attualmente una donna si trova in grembo due gemellini concepiti dai gameti di un’altra coppia, e si è detta intenzionata a tenerli dopo il parto. Ma se la coppia che li ha concepiti pretendesse di farseli assegnare, cosa succederebbe?
LO STATO GIURIDICO DEL NATO. Fin qui la maggioranza dei giuristi interpellati dai giornali ha accreditato la tesi secondo la quale i bambini appartengano a chi li partorisce. Tuttavia oggi dalle colonne del Corriere della Sera si mette di traverso Vincenzo Zeno-Zencovich, ordinario di Diritto comparato all’università di Roma Tre e soprattutto legale del Pertini, che invece è certissimo della tesi contraria: i figli non sono della gestante, e ad attestarlo sarebbero – ironia della sorte – gli articoli 6 e 8 della legge 40 sulla fecondazione assistita, «laddove si parla di stato giuridico del nato, la parte che non è stata dichiarata incostituzionale dall’ultima sentenza della Consulta» (sentenza che ha spianato la strada alla fecondazione eterologa in Italia).
IL CONSENSO ALL’IMPIANTO. «I nati della procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche e che ha dato il consenso per ricevere attraverso l’impianto i propri embrioni», spiega Zeno-Zencovich a Margherita De Bac. Dunque i gemellini «non sono figli della madre gestante perché manca il presupposto del consenso all’impianto di embrioni non propri», mentre «esiste la prova che attesta l’impiego, per l’impianto, di materiale genetico estraneo».
ACCORDO IMPOSSIBILE. Insomma, secondo il legale del Pertini con la fecondazione assistita la madre in Italia non è più “semper certa”, non è più la donna che mette alla luce il bambino: «Il parto è apparenza. La genetica è verità. E la verità è che quei figli non sono stati concepiti dalla donna che li partorisce», dice Zeno-Zencovich. E neanche un eventuale accordo tra le coppie risolverebbe la situazione: «Avrei dei dubbi sul fatto che un accordo privatistico possa essere valido e che un pubblico ministero non intervenga. (…) È una prospettiva che per un giurista non sussiste».