Arrivano a cavallo, rimbomba nelle crape italiane il rumore di zoccoli orientali. Ma non sono i cosacchi e neanche i mongoli. Sono i cavalieri togati, la magistratura unna e visigota. Come i dissennatori della saga di Harry Potter, non uccidono, ma espiantano le anime, le confinano nel limbo sbrodolento dove si spengono fiamme di passioni e di malizie, si sciacquano le braci in melasse tiepide.
Come vedete Boris Godunov si riscopre zar ribelle e poeta. Non è roba nuova. Qualcuno ricorda? Boris sette giorni fa vagheggiò la venuta in Italia della junta judicial. Il passaggio dalla sia pur imperfetta democrazia parlamentare alla demokratija russo-sovietica d’acciaio e diamante, dove il potere guida el pueblo educandolo con manette e giudizi morali. Insomma: l’avvento del Regno della Volontà Generale teorizzata da Rousseau, dove siede in trono il pensiero unico di magistratura, mass media, e finanza padrona dei mass media e alla fine dell’opinione pubblica. Non è un complotto, ma la realtà dei rapporti di forza fotografabile da qualunque mente sincera. Si noti. La magistratura fustiga e si consente l’esercizio del sacerdozio morale e della filosofia politica. Ad essa si aggiunge l’avallo dei massimi giornalisti. Come ha scritto Gad Lerner: “Un’altra Tangentopoli”, forse peggio. Ovvio: ci sono i ladri, ora come allora. Ma ci sono anche i giornali che appoggiano, ora come allora, l’azzeramento della democrazia in nome della vera democrazia pulita. Finirà come per il ’92-’94? Si fecero macerie e si sparse sangue, con la benedizione dei maîtres à penser. Allora Paolo Mieli fu il leader dei direttori che stesero tappeti rossi ai vari pool dei Di Pietro, Borrelli e Davigo. Dopo qualche anno confessò di aver gravemente sbagliato. Il problema è che c’è una specie di sindrome italiana che è la coazione a ripetere, la storia ciclica, i corsi e ricorsi.
Ad esempio. Boris ha appena letto Sergio Romano sulla prima pagina del Corriere della Sera (11 ottobre) col titolo: “Un sospetto intollerabile”. Il-sospetto-intollerabile è uno solo per lui e per il Corriere: l’inquinamento della democrazia e della Regione Lombardia da parte della ’ndrangheta. Per Boris ce n’è un altro di pericolo. E cioè che per purificare la democrazia dall’inquinamento della ’ndrangheta (un eletto su ottanta!) si imponga una democrazia dove a scegliere tutti gli ottanta consiglieri più il governatore sia la magistratura. Una cosa che c’entra con la demokratija ma non con la democrazia. Perché tutto di colpo? Perché improvvisamente tutti i cannoni dei Palazzi di Giustizia di ogni parte d’Italia, preparati da opportuni lanci di agenzia e di intercettazioni, si girano dalla stessa parte e sparano all’unisono contro le Regioni? Come mai qualsiasi procuratore aggiunto di Milano e dintorni punta nel medesimo istante qualunque cosa o persona si muova vicino a Formigoni?
Qui non si sta difendendo nessun comportamento criminale. Tantomeno la ’ndrangheta, che Iddio la strafulmini. Ilda Boccassini ha dalla sua pacchi di intercettazioni e accertamenti, oltre che una dirittura di cui diede prova difendendo Falcone dagli attacchi dei colleghi in tempi non sospetti. Ma che diritto ha di indurre dal suo ottimo lavoro su un caso, una generalizzazione delegittimante per chi ha avuto la maggioranza dei voti dei cittadini? La magistratura deve stare attenta a non scambiare la Dike (dea della Giustizia) con Nike (la divina Vittoria) che non a caso è una multinazionale…