Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – David Rubinger. Nacque il 29 giugno 1924. Nacque a Vienna. Aveva quattordici anni e frequentava le superiori quando fu proclamato l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista. Vide costernato i suoi compagni di scuola acclamare le truppe del Terzo Reich che sfilavano nell’antica capitale degli Asburgo. A cura della Youth Aliyah, un’associazione clandestina ebraica dedita a trasferire ragazzi ebrei nei kibbutz, le fattorie collettive organizzate nella Palestina sotto mandato inglese, arrivò nella valle del Giordano. Scoppiò la guerra, il padre di David riuscì intanto a riparare in Inghilterra, ma la madre finì in un campo di sterminio. David si arruolò nella Brigata ebraica dell’esercito britannico.
A Parigi una ragazza gli regalò una macchina fotografica. Lui ne fece una professione. La prima foto che pubblicò mostrava dei ragazzi ebrei che si arrampicavano su un tank inglese per celebrare il piano delle Nazioni Unite per la partizione della Palestina e la creazione dello stato di Israele. In Inghilterra il padre gli comunicò che alcuni parenti erano ritornati in Germania. David accettò di sposare la cugina Anni per permetterle di emigrare in Israele. Tra alti e bassi, tradimenti e rappacificazioni, il matrimonio durò cinquant’anni, fino alla morte di Anni.
Da uno studio fotografico a Gerusalemme David passò a un paio di giornali locali finché non fu scoperto da Time-Life. Per la casa editrice internazionale, in grado di attingere al meglio delle due riviste più celebri del Dopoguerra, Time e Life, coprì gli avvenimenti della regione mediorientale. La celebrità internazionale la raggiunse nel 1967, durante la cosiddetta Guerra dei sei giorni. Era nella penisola del Sinai quando presentì che qualcosa di importante stava accadendo a Gerusalemme. Salì su un elicottero che portava soldati feriti fino a Be’er Sheva, dove aveva lasciato la macchina. Di lì raggiunse Gerusalemme. Si accucciò con la macchina fotografica davanti al Muro del Pianto proprio mentre arrivavano i primi tre paracadustisti israeliani. La foto fece il giro del mondo per essere poi, nel 2001, dichiarata patrimonio nazionale. David Rubinger è morto mercoledì 1 marzo.
Gustav Metzger. Nacque il 10 aprile 1926. Nacque a Norimberga in una famiglia ebrea ortodossa. Nel 1939 salutò il fratello maggiore Chaim, le sorelle, il padre, la madre e i nonni per partire con il fratello Max per l’Inghilterra grazie al programma di Kindertransport. Organizzato da associazioni ebraiche , da quaccheri e da altre denominazioni cristiane, il Kindertrasport, cioè il trasferimento fuori dal Reich di bambini ebrei sotto i diciassette anni, funzionò per nove mesi, dalla Notte dei cristalli sino alla scoppio della guerra. Le sorelle di Gustav ripararono in Svezia, tutti gli altri suoi cari finirono nell’elenco degli scomparsi. Gustav fu spostato qua e là per l’Inghilterra: a Leeds fu un dotato apprendista stipettaio; ad Harewood divenne appassionato giardiniere e conobbe il naturopata ungherese Edmond Székely, divenne anarco-trotzkista, vegetariano e seguace dello psicanalista radicale Wilhelm Reich; a Londra studiò arte per diventare scultore, la più duratura delle espressioni artistiche.
Invece nel 1959, per protestare contro la distruzione atomica, il sistema capitalista dell’arte, e i danni alla natura, inaugurò un’arte autodistruttiva. Dipinse su teli di nylon, con bombolette spray e acido, opere che si disintegravano in pochi secondi. Nel 1961 andò in prigione con Bertrand Russell e altri membri del Comitato dei 100, di cui era tra i fondatori, per una serie di azioni dimostrative contro le basi missilistiche nell’East Anglia. Nel 1966 organizzò il Dias, il Simposio sulla distruzione in arte. Vi parteciparono cinquanta artisti di dieci paesi. Yoko Ono vi tenne un happening, Hermann Nitsch organizzò la crocifissione di un agnello squartato. La polizia comminò all’organizzatore una multa di cento sterline. Nel 1974 all’Institute for Contemporary Art di Londra Metzger propose agli artisti uno sciopero di tre anni. A scioperare fu solo lui. È morto mercoledì 1 marzo.
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