Sul n. 20 di Tempi nel maggio scorso avevamo lanciato l’allarme sul declino della ricerca scientifica – fattore cruciale di competitività nell’economia moderna- in Italia: avevamo segnalato che fra il 1985 e il 1998 gli investimenti italiani in questo settore, pubblici e privati insieme, erano diminuti del 10 per cento in rapporto al Pil. Non solo: l’Italia era scesa al quart’ultimo posto della relativa classifica Ue, davanti soltanto a Spagna, Portogallo e Grecia e sorpassata dall’Irlanda. E con un segnale negativo particolarmente allarmante: degli ultimi cinque paesi della classifica Ue l’Italia era l’unico in cui la spesa per la ricerca era diminuita anziché aumentare nell’arco di tempo considerato. Dati così preoccupanti facevano presagire nuovi record negativi, e così infatti è stato: il 26 giugno scorso il commissario europeo responsabile per la ricerca scientifica Philippe Busquin ha presentato una batteria di indicatori che inchiodano l’Italia all’ultimo posto di una classifica particolarmente importante, quella del tasso di crescita del numero dei ricercatori scientifici. Il nostro paese registra un misero più 0,34 per cento all’anno negli ultimi sei anni, contro la stratosferica crescita dei ricercatori irlandesi (16,5 per cento all’anno) e finlandesi (12,7 per cento circa). Il tasso di crescita italiano è circa nove volte più basso di quello medio della Ue, che pure è molto più basso (2,89 per cento) di quello dei paesi leader. In effetti tutti i grandi paesi europei (Francia, Germania e Regno Unito, più il Giappone) presentano tassi inferiori alla media europea, ma non così bassi come quello italiano. I paesi coi tassi più alti sono di taglia medio-piccola dal punto di vista demografico e sono quelli che hanno puntato sullo sviluppo del settore Ict, Information and communication technologies (l’Irlanda specializzata nelle componenti per computer e la Finlandia patria di Nokia). In assenza di una sterzata, l’Italia appare destinata ad essere tagliata fuori dai settori più dinamici della crescita economica nei prossimi anni.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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