«Matteo Renzi sul caso Genovese ha commesso un errore enorme. Se vuole prendere voti, non deve inseguire Grillo e i giustizialisti». A dirlo a tempi.it è Claudio Cerasa, giornalista del Foglio, autore del Le catene della sinistra (Rizzoli). Come premier e come segretario del Pd, Renzi «ha davanti ha sé due compiti difficili: fare le riforme e sciogliere definitivamente i legami che da anni vincolano la sinistra a magistrati, sindacalisti, intellettuali e ad alcuni circoli imprenditoriali». «Renzi ha già fatto qualche passo», spiega Cerasa, «ma sull’autorizzazione dell’arresto di Genovese, fatta votare con voto palese, ha sbagliato clamorosamente».
Grillo si fa interprete autentico della “questione morale”. Il Pd rischia di perdere consensi ed essere scavalcato dal grillismo sul tema. Una preoccupazione per Renzi?
Purtroppo la sinistra è stata educata per anni a pane, mortadella e giustizialismo. Renzi sa che, se vuole guidare la maggioranza del paese, non può mostrarsi subalterno ai giustizialisti. Deve imporre un cambiamento e, sulla giustizia, dovrebbe prendere una posizione forte e non abbandonarla. Non a caso è stato il primo leader di sinistra che ha riconosciuto, nei fatti e non solo a parole, che Berlusconi va combattuto in politica e non nelle aule dei tribunali o con i processi mediatici. Non è inseguendo l’ex comico genovese che si diventa maggioranza nel paese. Grillo rappresenta una minoranza: chiassosa, forte, ma sempre minoranza. Non ci si può sorprendere se qualcuno passa dall’altra parte. Lagnarsi per la strumentalizzazione politica di Grillo, quando per anni il Pd ha fatto lo stesso con la destra, non ha senso.
La sinistra, negli ultimi quarant’anni, non è mai riuscita a raccogliere più di un terzo dei consensi, neanche alleandosi con il paladino di Tangentopoli, Antonio Di Pietro. A chi dovrebbe rivolgersi per avere una chance di diventare maggioranza?
La missione di Renzi è attingere al bacino elettorale di Berlusconi. Come ho detto, sarebbe controproducente rivolgersi ai grillini e ai giustizialisti. Il premier può sperare di superare la soglia del 33 per cento, che dal 1976 la sinistra non riesce a oltrepassare, solo con una sinistra post-ideologica. Altrimenti in nessuna condizione avrà la maggioranza del paese. Anche oggi, se è al governo, lo si deve soltanto alla divisione delle destre.
Quanto peseranno le pressioni (prevedibili) del cosiddetto “partito di Repubblica” sulle scelte riformistiche di Renzi, specialmente sulla giustizia?
Non è vero che il giornale dei De Benedetti rappresenti per Renzi un vincolo. Il premier ha dimostrato una forte indipendenza su questo fronte. Non è succube dei parrucconi ed è riuscito a vincere le battaglie all’interno del Pd, costringendo, in un certo senso, Repubblica a cambiare. Anche se i suoi lettori sono in prevalenza detrattori del premier, oggi Repubblica non è né a favore né contro il premier. Guarda a Renzi con curiosità.
Ammesso che i risultati delle elezioni europee non scatenino una crisi politica, quali sono i prossimi passi che dovrà compiere Renzi per ottenere risultati e consensi?
Sulle riforme, Renzi si gioca tutto. Oltre ad affrontare il nodo giustizia, dovrebbe intraprendere una lotta dura e pura contro il “benecomunismo”, l’ideologia che contraddistingue i cosiddetti sindaci della rivoluzione arancione, contrari a ogni forma di liberalizzazione. Dovrà poi riformare la pubblica amministrazione e varare finalmente la legge elettorale.