«Come in Apocalipse Now». Il Guardian paragona i raid in elicottero a largo della Gallura alle scene del film di Francis Ford Coppola. Arriva la cavalleria? No, la Guardia Costiera. Sembra proprio un’azione di guerra, scrive il quotidiano britannico: i ligi guardacoste sardi arrivano in elicottero sopra le imbarcazioni in divieto di attracco a largo della Costa Smeralda e con il megafono a tutto volume intimano ai natanti di alzare le ancore. Altrimenti carabinieri. Sicuramente la Guardia di Finanza.
A inferocire i diportisti, oltre al trattamento riservatogli, fatto di controlli a valanga e minacce di sanzioni, uniforme in tutta Italia, si devono aggiungere la prolificazione dei divieti, delle tasse e gli aumenti del prezzo del carburante. «Per dormire a Porto Vecchio, in Corsica», dice oggi al Giornale Antonio Degortes, consigliere di Monte dei Paschi di Siena, «mi bastano 80 euro. A Porto Cervo ce ne vogliono 500 e a Poltu Quatu 350. Per fare un pieno di gasolio alla barca (1800 litri) in Corsica risparmio 450 euro rispetto all’Italia». E non c’è solo la Francia a offrire prezzi più abbordabili ai diportisti. Anche Croazia, Slovenia, Grecia e Malta, che distano poche miglia nautiche dai nostri porti, offrono vantaggi economici non indifferenti.
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale nautico, il risultato di questa politica di «terrorismo fiscale» è che il turismo nautico italiano sta colando a picco. Quasi un terzo delle barche che l’anno scorso ormeggiava in Italia è fuggito all’estero. Nelle regioni maggiormente interessate, il numero di barche attraccate al molo si è dimezzato, in Liguria il calo dei diportisti in transito ha superato addirittura il 70 per cento. Il calo di fatturato negli ultimi due anni è stato del 30 per cento, una perdita di quasi cento milioni l’anno. E l’Osservatorio avverte: si rischiano diecimila posti di lavoro.