Una volta si diceva che nel giornalismo i fatti vanno separati dalle opinioni, principio che dovrebbe valere anche in politica.
Per alcuni anni mi sono occupato nel Governo Berlusconi di fatti, relativi alle mie deleghe per la lotta alla droga, le Politiche Familiari, il Servizio Civile Nazionale e le Adozioni Internazionali.
Vorrei partire proprio da qui, sulla base di un titolo shock di Avvenire di sabato 19 gennaio: “Adozioni in crisi crollano nel 2012, 3106 minori stranieri contro i 4022 del 2011″: stiamo parlando naturalmente delle Adozioni Internazionali che negli anni precedenti avevano superato quota 4000, a seguito di un grande lavoro svolto in Italia e all’estero dalla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) da me presieduta dal 2008 al 2011.
Ricordo le due missioni a Mosca che portarono al primo accordo firmato dalla Russia con un paese straniero per disciplinare le adozioni, la Conferenza da noi organizzata in Burkina Faso, con i paesi africani di quell’area, la posizione privilegiata ottenuta a Phnom Penn per l’Italia con i governanti cambogiani e i festosi incontri in Italia con le delegazioni che da tutto il mondo venivano a controllare come i loro bambini si fossero inserirti nelle famiglie italiane.
C’è stata poi una continua collaborazione con la Commissione, che ho presieduto personalmente, tutte le decine di volte che si è riunita per valutare assieme strategie ed indirizzi per rendere sempre più efficace il rapporto con gli enti preposti all’adozione, i servizi sociali, i tribunali dei minorenni e i paesi nostri referenti.
Stessa cosa posso dire per la consulta del Servizio Civile Nazionale, presieduta con continuità, con la passione di affrontare con i giovani, gli enti di volontariato e gli organismi pubblici tutte le tematiche di uno strumento formidabile per la crescita del Paese che purtroppo rischia di spegnersi per mancanza di risorse finanziarie.
Con il Dipartimento Antidroga poi c’è stata una continuità di iniziative e di confronto con la struttura, le decine di comunità di recupero sparse sul territorio, visitate una ad una e le strutture pubbliche dei SERT, che hanno portato a significativi riconoscimenti internazionali anche attraverso l’accordo Italia-Stati Uniti firmato a Washington e la grande soddisfazione di veder calare in questi anni il consumo di sostanze nel nostro Paese.
Ho trovato anche nel Dipartimento Famiglia straordinari collaboratori con i quali costruire assieme iniziative come quelle del Prestito per i nuovi nati, il Piano Famiglia, il rilancio del Premio Amico della Famiglia e delle politiche di conciliazione che ci hanno fatto sentire punto di riferimento malgrado il calo continuo delle risorse da investire.
Purtroppo nessuno dei validissimi funzionari del Dipartimento Famiglia ha potuto e voluto continuare questa esperienza perché nell’ultimo anno quella eccezionale squadra si è dissolta con trasferimenti in altre strutture amministrative.
Non metto in dubbio che il ministro Andrea Riccardi, che avevo pregato all’inizio della sua esperienza di assumere queste deleghe, non abbia svolto un grande lavoro politico soprattutto per far nascere l’esperienza della lista Monti e coltivare un dibattito sulla presenza dei cattolici in politica.
Ma chi governa è lì per coltivare con grande attenzione e disponibilità l’esercizio delle deleghe che gli sono affidate.
Come è possibile infatti seguire adeguatamente i problemi delle Adozioni Internazionali, se in un anno e mezzo si è presieduto una volta soltanto la Commissione, approfondire le tematiche del Servizio Civile se nello stesso periodo si è presieduto una volta soltanto la Consulta, apprezzare il lavoro del Dipartimento Antidroga senza aver mai messo piede una volta nella sua sede operativa e lavorare per la famiglia azzerando totalmente una squadra affiatata che aveva operato egregiamente sia in Italia che all’estero?
Mi permetto di fare pacatamente queste osservazioni anche riferite a chi avrà compiti nel prossimo esecutivo, perché da un lato non si deve confondere il piano della lotta politica con i doveri della buona amministrazione e dall’altro l’efficienza di un Governo deve essere valutata sui risultati e non sulle pregiudiziali ideologiche.