Il tre giugno scorso la Provincia di Milano ha inviato una nota a tutte le scuole superiori di Milano e provincia avente come oggetto «l’articolazione dell’orario scolastico su cinque giorni settimanali». La proposta, firmata dall’Assessore all’istruzione e all’edilizia scolastica Marina Lazzati (Lega Nord) e del provveditore agli studi Francesco De Sanctis, invita i dirigenti scolastici a valutare la possibilità di tenere le scuole chiuse il sabato, in modo da poter risparmiare sui costi del riscaldamento. «È un invito che facciamo alle 160 scuole superiori di Milano e provincia – commenta a tempi.it l’Assessore Lazzati – di cui ci occupiamo anche dal punto di vista della manutenzione ordinaria e straordinaria».
Facile immaginare che la vostra proposta nasca da esigenze economiche.
Come abbiamo visto, negli ultimi anni il governo centrale sta mettendo in atto una politica di tagli scellerati. L’istituzione Provincia si regge soltanto sulle tasse automobilistiche e sull’Rc auto per cui, quando diminuiscono le immatricolazioni delle auto, diminuisce anche il bilancio della Provincia, che è già ridotto all’osso. L’anno scorso avevamo a bilancio 37 milioni per gestire il riscaldamento delle scuole, quest’anno abbiamo fatto i salti mortali con 34 milioni di euro. Con la nostra nota abbiamo voluto dare alle scuole la possibilità di riflettere su un altro modo di gestire l’orario scolastico. Ci sono già molti istituti che lavorano sui cinque giorni settimanali e questa circolare ci da anche l’opportunità di individuarli e mapparli. Inoltre una riorganizzazione come questa si adatterebbe perfettamente alla recente riforma degli ordinamenti superiori, che ha individuato nelle 27-30 ore l’impegno massimo settimanale per gli studenti.
Come stanno reagendo i dirigenti alla sua lettera?
Ho già ricevuto tante richieste di approfondimento da parte dei presidi e in molti mi hanno scritto di applicare la settimana corta da tempo. Magari all’inizio c’è stata qualche difficoltà, ma poi le famiglie e gli studenti hanno accolto la novità positivamente. Anche perché in questo modo le famiglie possono passare più tempo insieme.
Come giudica la situazione economica delle scuole di Milano e provincia?
Tragica. Il problema non riguarda solo la provincia di Milano ma tutta l’istruzione scolastica. La Stato, con la legge 23 del 1996, ha passato la competenza delle scuole secondarie di secondo grado alle province. Prima di allora, l’istruzione tecnica e i licei scientifici competevano alle province, mentre i licei classici e le scuole professionali erano gestite dai comuni. La legge del 1996 ha stabilito che la responsabilità passasse interamente all’istituzione provinciale, con l’aggiunta della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici, senza però alcun contributo economico. Le scuole italiane vanno avanti senza fondi. Il mio predecessore alla guida dell’assessorato provinciale aveva a disposizione 54 milioni di euro per le scuole, mentre io, dal giorno del mio insediamento nel luglio 2009, ne ho circa una decina. Un taglio drastico, dovuto anche al calo delle immatricolazioni.
Come andrebbero avanti le scuole secondarie di secondo grado in caso di abolizione delle province?
Con l’abolizione delle province la gestione delle scuole superiori passerebbe ai comuni, che fallirebbero nel giro di due mesi. Ha idea di quanto costi la manutenzione di una scuola di ottocento, mille studenti? Le province, poi, hanno un occhio di riguardo per le scuole. A Milano, per esempio, ogni scuola ha il suo referente per i lavori di manutenzione, che può chiamare per ogni intervento necessario. Se dovessero tagliare le province sarebbe il caos.
Cosa si augura per il prossimo anno scolastico?
Spero che l’istruzione riceva una maggiore attenzione e più fondi. La comunità europea e lo Stato prediligono la formazione professionale e si disinteressano della scuola pubblica. Vogliamo fondi per intervenire sulle strutture. A Milano ci sono scuole con cento anni di storia, edifici bellissimi che avrebbero bisogno di seria manutenzione, anche per garantire la sicurezza dei ragazzi, che rimane la nostra priorità.