Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – In Europa si misura, giorno per giorno, il disastro provocato dalle politiche di austerity e da una modellazione delle istituzioni economiche finalizzata a fare del continente un santuario della rendita a vantaggio della peggiore oligarchia finanziaria di sempre. Persino quelli che il Nobel Paul Krugman chiama “austerici”, come Juncker, Draghi e Moscovici, iniziano però a sentire puzza di bruciato – e a pararsi il culo, detta come va detta. E in pochi giorni se ne sono sentite di belle.
Juncker, 3 febbraio: «La Commissione svolgerà il suo ruolo senza cadere in una politica rigida e stupida d’austerità». L’aggettivo “stupida” giustapposto al verbum austeritatis: inaudita e sacrilega excusatio non petita! Per non parlare del linguaggio da homo rignanensis.
Draghi, 4 febbraio: «Forze globali cospirano (censurato in “concorrono” dal Corriere della Sera, ndr) a tenere bassa l’inflazione». È lo stesso Draghi della lettera che ci mise in ginocchio il 5 agosto 2011?
Meno tonico Moscovici che, sempre il 4 febbraio, sul tema della flessibilità richiesta da Renzi, risponde mesto che occorre che il tema venga trattato con «un po’ di serenità, di lavoro e di pazienza. Sono persuaso che lo spirito di dialogo e compromesso debba sempre prevalere sullo scontro». Se ne riparlerà a maggio. Come mai così spompo? La spiegazione sta nelle “previsioni d’inverno” che riportano non solo una pagella per l’Italia bruttarella assai, ma ci offrono l’unica vera gelata che si avrà in Europa nel caldo 2016: quella della (già poca) ripresa.
I Very Serious People iniziano a balbettare, in criminale ritardo, che il re potrebbe essere nudo: soltanto che il re (tedesco) – nonché i “diversamente tedeschi” che gli hanno tenuto bordone fino ad oggi – non ha la minima intenzione di lasciarselo dire. Perché una inversione di rotta farebbe perdere la faccia a un’intera classe dirigente in tutta Europa. Famiglie sul lastrico, persone licenziate, esodate, suicidi per fallimento, neonati e anziani morti per insufficienza di cure, giovani lasciati a marcire senza prospettive, code alle mense delle Caritas: tutti questi “sacrifici umani” non solo non sono serviti a niente, ma hanno contribuito a rendere irreversibile la crisi.
Qualcuno spera, come il nostro giovine premier, che si arrenderanno. Sarebbe logico dato che siamo alle soglie di un terza mortale recessione e in guerra. Ma l’inverno mite è la speranza dei malvestiti. E comunque tanta improvvisa cedevolezza non si spiega da parte di chi ha peli sullo stomaco come le molle nei materassi. Timeo Danaos et dona ferenties (forma arcaica).
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